venerdì 30 luglio 2010

Al mare col bimbo



Domani si parte!!! Una settimana in Costa Smeralda (Golfo di Marinella) con la biondina e il bimbo.

Dalle foto di google earth il posto dev'essere spettacolare. sono sicuro che ci divertiremo tantissimo e una settimana volerà via velocissima.

Unica incognita il viaggio in nave: se il mare è calmo sarà divertente anche questa fase, se invece sarà appena mosso, visto l'effetto che fa sia a me che alla biondina, prevedo una notte complicata.

mercoledì 28 luglio 2010

Paternità a punti



Punto 1
Essere padre non significa dare a tuo figlio un elenco di cose giuse e di cose sbagliate.
Ma fagli capire con i consigli e il buon esempio cosa si e cosa no.


Punto 2
Essere padre non significa evitare, o peggio impedire, che tuo figlio sbagli.
Ma essere pronti, la volta che cadrà (perchè cadrà, stanne certo), ad aiutarlo a rialzarsi.

Punto 3
Se anche hai seguito i punti 1 e 2, essere padre è pregare che tutto vada bene, perchè molti fattori sono fuori dalla tua portata.

martedì 27 luglio 2010

Scena splatter


Il suono più agghiacciante che ho mai udito finora nella mia vita è il rumore della bocca di mio figlio che, cadendo, va a sbattere contro il bordo del bidet in bagno.

Ho assistito a tutta la scena da circa due metri di distanza, tanto oramai il bimbo è quasi totalmente autonomo e di cadute ne ha fatte già tantissime.
Il risultato è stato urla, sangue sul pavimento e sul bidet (che ancora mi sveglio di notte con quest'immagine), dente rotto in un angolino, taglio del labbro internamente ed esternamente.
In tutto questo la biondina si sente male alla vista del sangue e si deve sdraiare sul letto.
In casa mia c'è stato il panico per una decina di minuti circa, poi, visto che il sangue si è fermato velocemente e lui si è calmato, abbiamo ripreso a respirare.

La foto che si vede è stata scattata qualche ora dopo, il giorno successivo il labbro era molto più gonfio, però la veterinaria (si, lo so, si dice pediatra!) ha detto di non preoccuparsi che passerà.

lunedì 26 luglio 2010

Mediofondo giro del Carmine 25-07-2010


Prima esperienza in assoluto con un numero sulla bici.

La biondina ed io (rispettivamente numero di pettorale 499 e 500) partiamo alle nove di mattina per poco meno di 70 km su strade che conosciamo molto bene e comunque preparati a dovere (la settimana precedente i km furono più di 80 con una serie di salite molto più impegnative di questa) convinti che sarà una passeggiata. La cosa che non abbiamo considerato è che le persone presenti erano molto meno del previsto, pochissimi cicloturisti e quasi tutti erano iscritti per la gara di 120 km che condivideva con il nostro percorso partenza e una ventina di km.
Risultato: alla partenza volante, dopo 1 km, noi eravamo nelle ultime posizioni e dopo il primo strappo secco del gruppo a 40 km/h, ci siamo trovati staccati e senza la forza (o comunque la lucidità) di riprenderli.
Praticamente abbiamo fatto tutto il percorso in solitaria (e c'era un discreto vento) maledicendo l'organizzatore e noi stessi per essere così sfigati. Alla fine siamo arrivati con circa un quarto d'ora di ritardo dal gruppo.
Alla fine però abbiamo portato a casa due cesti gastronomici: uno l'ha vinto la biondina come terza classificata tra le donne (si ... vabbè ... erano 4) e uno l'ho vinto io per estrazione.

Come prima esperienza di ciclismo è stata piuttosto traumatica e sconfortante: siamo allenati ma non siamo ancora pronti per le medie che fa certa gente. Vedremo se ci sarà un'altra occasione e in quel caso non rifaremo più certi errori, ma per ora andremo ancora in bici da soli per un po'.

sabato 24 luglio 2010

Corsa campestre di Monteleone 23/07/2010


Ieri pomeriggio l'ultimo appuntamento campestre prima delle ferie, come l'anno scorso.
Uscito dal lavoro alle 18 e un quarto d'ora dopo eravamo già pronti alla partenza.
Io, la biondina e il suo collega Max abbiamo fatto 11 km parlando della situazione del loro lavoro (che adesso non è più tale) fino a quando il fiato e le pendenze della strada ce lo hanno permesso, poi solo silenzio nel bosco.
Le campestri mi piace godermele così: velocità bassa, stop a tutti i ristori (e anche quando non ci sono i ristori, come la pianta di prugne buonissime di ieri) e chiacchierate. Per correre veramente preferisco l'asfalto.

Nota positiva dell'organizzazione: all'arrivo fette di anguria, melone e pesche. Finita una corsa sono le cose più buone del mondo!!

venerdì 23 luglio 2010

Al campo dai nonni

Questo è il campo.
Ma non è (o per lo meno, non è solo) un prato nella campagna.

Oggettivamente è una cascina piuttosto bruttina: non ha certo il fascino di certe corti lombarde antiche con case padronali, stalle e fienili in mattoni.

Infatti non è antica e le parti più grandi come la stalla sono delle costruzioni prefabbricate in calcestruzzo degli anni '60.

La parte residenziale ha i difetti tipici delle ristrutturazioni di inizio '80, sia come composizione architettonica che come materiali (considerando anche che la cifra per i lavori non doveva essere enorme).

Però è stata casa mia dagli 11 ai 29 anni.

Come tutte le cose, naturalmente nel periodo in cui ci abitavo non apprezzavo tutti i vantaggi del vivere in campagna: in realtà si è sempre portati a vedere ed enfatizzare solo gli aspetti negativi.
L'aspetto negativo fondamentale era l'essere lontano da tutto (scuola, oratorio e amici).
L'aspetto positivo fondamentale era l'essere lontano da tutto (rumori, strade e scocciatori).

Adesso che la mia vita è decisamente diversa da quando me ne andai, gli aspetti positivi sono - naturalmente - molto più interessanti di quelli negativi.

Successivamente ci sono sempre tornato con piacere sia da solo, con la biondina o col cane.

Ma la cosa che mi piace di più in assoluto è andarci ora con il bimbo, perchè so che quel posto (per una serie di motivi che vanno dalla presenza dei nonni, dal contatto con la campagna, dal rapporto con gli animali, ecc) lo può soltanto far diventare un persona migliore.

Dai bimbo ... andiamo al campo dai nonni !

giovedì 22 luglio 2010

Panico!!!

Ecco ... a continuare a parlarne alla fine è successo.

Erano già due post che parlavo di lavoro, di come ero fortunato e di come è difficile rimanere disoccupato.
Ieri sera un collega della biondina le invia un sms. Testuale: hai saputo la novità? il 31 la ditta chiude!

In effetti anche il quotidiano locale stamattina ne parla: domani pomeriggio la ditta e i sindacati avranno un incontro chiarificatore, ma mi sembra che ormai il futuro sarà segnato: liquidazione e un anno di mobilità.
Proprio ora che aveva ottenuto il part-time e tutto andava a gonfie vele!
Speriamo in qualche santo che ci trovi un altro lavoro a mezza giornata.

Cazzo!

mercoledì 21 luglio 2010

Milioni di giorni

Perchè mio figlio dovrà sapere
Perchè mio figlio dovrà sperare
Perchè mio figlio dovrà imparare
A capire...
Milioni di sogni
Milioni di segni
Per milioni di giorni ancora...ancora.

Non nascondere a nessuno
Il pensiero e la dignità
La minoranza non è una debolezza
La maggioranza non è una qualità.

Non confondere il mondo con una regione
Non confondere il denaro con la ragione.


Il tuo pensiero
La tua esistenza
L'infinito umano è tutto qui.


Grazie a Niccolò Fabi che ha scritto la più bella canzone del mondo dedicata ad una figlia appena nata, e che purtroppo non ha avuto la fortuna di poter condividere con lei quei milioni di giorni.
Non riesco ad immaginare un'ingiustizia più grande.

http://www.youtube.com/watch?v=-WDOybCwmJQ

venerdì 16 luglio 2010

Il bicchiere è mezzo pieno

Per contrappasso al post precedente.

L’altro giorno ho incontrato un operaio di una ditta del mio gruppo, e mi ha chiesto un po’ di informazioni sulla situazione lavorativa della sua ditta. Questo ragazzo ha 34 anni e lavora con noi da circa 6. Prima con una società, successivamente è stato licenziato per essere assunto ad un nuovo lavoro con contratto a tempo determinato.
Ora i capi gli hanno detto di cercarsi un nuovo lavoro perché la ditta di cui è dipendente alla fine del mese chiude.

Quello che più dispiace è che è un gran lavoratore: ha sempre svolto qualunque incarico gli hanno detto di fare, ha fatto tutti gli straordinari che gli hanno proposto (anche quando si trattava di lavorare due mesi dodici ore al giorno sabato e domenica compresi).
In più si è sposato l’anno scorso e immagino avrebbe voglia di pensare al futuro della sua famiglia con tranquillità.

Si dice in giro che c’è crisi, ecco per me la crisi ha gli occhi di un ragazzo (che poi tanto ragazzo non è più) che guarda il futuro con incertezza.

Mi ricorderò di questa riflessione il giorno in cui mi lamenterò del mio lavoro.

giovedì 15 luglio 2010

Riunioni di un certo livello

Economicamente, penso di far parte della classe media: ho un buon lavoro, una bella macchina, una casa di proprietà (in realtà è proprietà della biondina), un buon livello di istruzione e cultura, ecc.
Abito in un tipico paese di provincia, né troppo ricco né troppo povero, né troppo grande né troppo piccolo, insomma … medio.
Lavoro in una media impresa come quadro, quindi una posizione gerarchica media, sopra l’impiegato e sotto il dirigente.
Questo per dare un’idea della vita che conduco e degli ambienti e persone che frequento.

Però la mia mansione all’interno dell’azienda, a stretto contatto con l’amministratore unico (che, giustamente, è milionario), a volte mi mette in contatto con ambienti e persone che mi inducono soggezione.
Ieri sera il mio capo mi porta ad una riunione per trattare un pezzo di terreno agricolo da acquistare, però i proprietari non sono dei comuni contadini, ma una famiglia di industriali della bassa lodigiana talmente ricchi da far impressione.
Presenti: il proprietario e un suo figlio (architetto e ingegnere), un avvocato ed un notaio, conoscenti di entrambe le parti a far da garanti, io e il mio capo.
Ci troviamo all’azienda dei proprietari alle 18,30 (perché prima naturalmente si lavora, e gli incontri di affari si fanno nei ritagli di tempo), e nel parcheggio alla fine c’è un Porche Cayenne Turbo, un BMW serie 5M, una Mercedes classe E nuova di concessionario e una Bentley (!!!!). Io con la mia Jeep impolverata di cava, che in altri contesti fa sempre la sua porca figura, mi sentivo un poverino.
Dentro: 35.000 mq di zona uffici con giardino zen al centro (piante alte dieci metri all’interno della struttura fatte arrivare direttamente dall’Olanda), marmo e alluminio ovunque e porte della zona dirigenti che si aprono dopo la scansione dell’impronta digitale (azz, neanche nei migliori film di fantascienza).
Comunque ambiente disteso e gente simpatica, tranne forse l’avvocato (ma in effetti l’ho incontrato solo due volte per dirlo), e in un attimo tutti si mettono a parlare di case a S. Margherita Ligure, di barche di lusso, di ristoranti di pesce, di marche di champagne, di riunioni del Rotary e dei Lions Club.
La riunione alla fine penso sia stata positiva: era soltanto la prima di presentazione, ma sembravano interessati all’affare e probabilmente si rincontreranno ancora, anche se senza di me in quanto la parte tecnica sembra sia chiara.

Alla fine una riflessione: sono combattuto se invidiare la loro vita al top, o essere orgoglioso del mio “essere medio”. Faccio un confronto con il figlio del proprietario (probabilmente 40enne) che torna tutte le sere a casa alle 20, che spesso è in giro nelle filiali dell’azienda in Polonia, Slovacchia e India e penso che la ricchezza più grande (per me che sono medio) sia il tempo libero.
Ho deciso: tenetevi le vostre camice di sartoria con le cifre sul cuore, preferisco le mie magliette della Decathlon!

lunedì 12 luglio 2010

Prando

Era l'estate del 1989 (o 1990, non ne sono sicuro), ed ero al campo scuola dell'oratorio a Madesimo, Valchiavenna.

Camera da sei con letti a castello con altri ragazzi più o meno 14enni che conoscevo solo di vista o poco più. Eros (uno dei cinque che è stato mio buon amico per un paio di anni, per poi non rivedersi più) mi chiede il mio cognome. "Ah, quasi come Prandelli, il mediano della Juve!" E da allora divenni per lui e per tutti gli altri Prandelli, o più semplicemente Prando. Suonava un po' come presa per il culo in quanto a calcio ero e sono un'autentica pippa, ma tant'è.

Con gli anni solo alcuni amici continuarono a chiamarmi in questo modo, soprattutto tra l'oratorio, mentre alle superiori o negli altri ambienti che bazzicavo Prando non sapevano neanche chi fosse. Poi comincia l'università e ritrovo alcuni amici di quei tempi; il Prando ricomincia ad essere il mio appellativo corrente tanto che alcuni conoscenti in facoltà ancora adesso sono convinti che il mio cognome sia quello.

Ora sono veramente poche le persone che mi chiamano così, e tutte abbastanza distaccate e che frequento poco.

Però, quanto mi piace le volte che le incontro e loro: Ciao Prando!
Perchè sa di gioventù, di oratorio, di montagna con i preti, di partite a carte nell'ora di pranzo in facoltà, di amicizia leggera e spensierata.

Ps Nel frattempo Cesare Prandelli di strada ne ha fatta come allenatore, e attualmente è stato chiamato a risollevare l'Italia da dove l'ha lasciata Lippi (ma la colpa non è certo solo sua). Speriamo bene. Forza Prando!

mercoledì 7 luglio 2010

La guerra vista da lontano


In America, quando si tengono i funerali con gli onori militari, sulla bara è sempre presente la bandiera. Questa, durante la cerimonia viene ripiegata e donata alla famiglia del soldato come (immagino) ricordo del servizio reso alla patria.

Il sergente dell'esercito Christian M. Adams è morto in Afghanistan il 11/06/2010 e dieci giorni dopo, nel cimitero di Fort Elgin - Arizona, a ricevere la bandiera è stata sua figlia Feith Marie di due anni.

Questa è soltanto una piccola storia trovata su internet per caso, ma questa foto mi ha commosso in un modo tale che non avrei mai pensato possibile.
La piccola voleva abbracciare il suo papà, ma l'America gli ha dato una bandiera con cui ci potrà, tra qualche tempo, soltanto asciugarsi le lacrime.

lunedì 5 luglio 2010

Quando si dice cambiare la prospettiva


Una volta avevo due (splendidi) occhi grigio-verdi.
Regalo genetico del mio papà.

Da un annetto a questa parte uno dei miei due occhi è diventato azzurro (e che azzurro!!).

Questo occhio, che non è frutto di una lente a contatto colorata, è un po' particolare. Appena l'ho avuto non vedeva assolutamente niente, infatti pensavo ad una fregatura, ma con il tempo è migliorato: abbiamo cominciato con luci e ombre, poi i contorni si sono fatti mano a mano più nitidi e nel giro di pochi mesi è diventato a tutti gli effetti una perfetta finestra sul mondo.

E qui casca l'asino.
Si perchè questa finestra sul mondo ha una prospettiva completamente diversa da quella a cui sono abituato.


Quest'occhio è posizionato a circa ottanta centimetri da terra, e questa è già una bella novità: l'altro che avevo era esattamente un metro più in alto.
Quest'occhio non ha esperienza quindi vede tutto con stupore, come se una palla gialla fosse il gioiello più prezioso del mondo.
Quest'occhio è avido di esperienze e consapevolezze e per lui il fatto che schiacciando un bottone sul telecomando la televisione si accende, è una scoperta paragonabile al bosone di Higgs.
Quest'occhio guarda la bionda con un affetto di cui io non sarò mai capace (non tanto come intensità, ma come qualità).

Quest'occhio vede e vedrà cose che al mio povero vecchio occhio non sono possibili.

Fino ad un anno fa l'espressione luce dei miei occhi mi faceva ridere.
Ora compatisco chi ha due occhi uno uguale all'altro.

Perchè questo nome al blog

Meglio in tre?
Decisamente, assolutamente ed irrimediabilmente ... SI!!!

Amo follemente mia moglie, e la venuta di un figlio ha avuto sulla mia vita un effetto dirompente.
Sono disperatamente innamorato della mia famiglia.

Io, la biondina e il bimbo ..... la vita è meravigliosa!!!





PS: l'unico dubbio che ho avuto quando ho scelto il titolo del blog è stato: e se qualcuno interpreta questo "meglio in tre" con risvolti sessuali? Sai che delusione per chi cerca immagini sconce e si ritrova qui ;-)

sabato 3 luglio 2010

Incipit

Come l'italiano medio, perdo tempo su internet, sia a casa che al lavoro.
Penso di essere nella media, comunque. Da che parte ti giri c’è sempre qualche ministro che stigmatizza questo o quello social network perche fa perdere produttività, tempo e PIL.
Quello che però nel mio caso è diverso è che io, finora, non ho quasi mai usato internet come rapporto diretto con altri. Non ho mai postato un commento ad un blog, non ho mai scritto un qualche pensiero su facebook (se non in risposta ad un messaggio diretto di altri), e non ho mai usato messanger o simili.
A suo tempo ci provai: saranno sati dodici anni fa e una chat di cui non ricordo niente ebbe il privilegio di ospitare due miei tentativi di inserirmi in un discorso sui segni zodiacali (!!?!).
Certo che anch’io ….
Però ultimamente leggo molti blog. Mi piace molto l’idea del diario che è segreto, ma anche no.
Blog di tutti i tipi: si va dagli autori e disegnatori di fumetti, al deejay famoso (ma che scrive da dio), alla mamma divertentissima alle prese con tre (tre! capito bionda?) figli maschi, fino al blog dell’astrofisico che fa divulgazione scientifica.
Ed ho scoperto che piacerebbe anche a me essere capace di scrivere di cose semplici o complicate, di vita normale o di passioni varie.
Ed alla tenera età di 36 anni, ho pensato che sarebbe bello scrivere qualcosa che non sia soltanto una relazione tecnica da allegare ad una istanza di autorizzazione paesaggistica (sic!), ma anche dei pensieri che possano essere utile per me e curiosi per gli altri (penso a mio figlio che tra – diciamo – 16 anni leggerà queste cose e riderà di me).
Quindi si comincia il blog senza frontiere: trois, deux, un, …. FFFFIIII!!!