sabato 27 novembre 2010

[Religione II] Filosofia e religione

Finora ho cercato di spiegare che non credo nell'esistenza di un essere superiore che ci ha creato e che ci guarda dall'alto per vedere se righiamo dritto o sgarriamo, con l'intento di ricompensarci o di farcela pagare.

Oppure, per vederla da un altro punto di vista, non è necessaria la presenza di un Dio per giustificare tutto quello che vedo.

Allora tutto è inutile? Conviene buttarsi nel più bieco nichilismo e ripudiare qualunque indicazione di carattere religioso, dai comandamenti al semplice "ama il prossimo tuo come te stesso"?
No, non sarebbe giusto, o, al limite, non conveniente.
Blaise Pascal attorno al 1650 ideò la sua famosa scommessa: conviene credere a Dio perché se Dio esiste, si ottiene la salvezza; se ci sbagliamo, si è vissuto un'esistenza lieta rispetto alla consapevolezza di finire in polvere.
Qualcuno potrebbe arricciare il naso, considerandola una mostruosità logica, bassa, puerile e cinicamente utilitaria. Probabilmente è vero, soprattutto per quanto riguarda l'utilitarismo, ma senza dubbio va a braccetto con il mio pensiero razionalista.

Mettiamola così: se anche volessi infrangere tutti i comandamenti della bibbia, quasi sicuramente non passerei il resto dell'eternità nel fuoco dell'inferno, per il semplice motivo che i diavoli, che pure non esistono, hanno altro da fare. Ma io i comandamenti mi sforzerò comunque di seguirli, perchè sono comunque una condotta di vita che mi piace e che mi fa sentire bene.

Per chiudere con ironia un messaggio che vuole invitare a riflettere, con l'aggiunta di un pizzico di fiducia ed ottimismo in chiave umanista:

La cattiva notizia è che Dio non esiste.
Quella buona è che non ne hai bisogno.




Continua ...

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