mercoledì 31 agosto 2011

... e tu rimani lì a bocca aperta senza sapere cosa rispondere

Certe volte ti viene da chiederti: Ma certe espressioni da dove le tira fuori? Ma quando avrà sentito quella frase e come fa a sapere che è il contesto giusto per dirla?
Top five delle frasi che ultimamente ha buttato lì e che ti hanno lasciato quantomento perplesso:

5 - Il papà lo aggiusta!
Detto dopo aver fatto cadere - e frantumato - un bicchiere di vetro.

4 - Il papà tornato dal lavoro!
Detto mentre pranzava al sentire la mia macchina che parcheggiava in cortile.

3 - Etto tatto! Io ho aggiustato!
Detto dopo aver preso a martellate la ruota del suo triciclo.

2 - Io prendo il sole!
Detto sdraiandosi sul salviettone di fianco alla sua mamma dopo essere uscito dalla piscina.

1 - Non ti preoccupare, nonno!
Detto abbracciandolo quando, dopo una piccola operazione all'alluce, gli facciamo notare che ha il piede fasciato.

martedì 30 agosto 2011

In campeggio sì, ma con la casetta

Albergo o appartamento. Da lì non si scappa.
L'unica volta in cui sono andato in vacanza e non ero in una struttura ricettiva canonica è stato millantamila anni fa in cui, con la biondina e gli amici della vita, osai un campeggio per un viaggio a Roma e successivo mare.
Ma non mi sono trovato molto bene. Sono scomodo in una canadese, non sono a mio agio in un bagno pubblico e non sono avvezzo alla vita sociale che si fa nei campeggi, dove il tuo vicino di tenda spesso diventa anche il tuo amico.
Stesso motivo per cui non sono neanche un animale da villaggio vacanze.
Per carità, ci sono stato e mi sono anche divertito, ma non ho partecipato molto alla vita da villaggio: nessuna gara sportiva, nessun gioco aperitivo e poca interazione con gli animatori.

Ma il bimbo ha cambiato anche questo.
Partiti dal presupposto che lui si potesse divertire un monte in un campeggio con piscina, parco giochi, verde e aree comunque a prova di bambino, abbiamo passato la settimana appena trascorsa in una casa mobile (sì, quelle che danno ai terremotati) al Camping Park Albatros a San Vincenzo in provincia di Livorno.

In mezzo alla pineta
Il presupposto era corretto e ci siamo divertiti un mondo e un po'.
La casa mobile nel camping è un buon compromesso tra la semplicità e la libertà di un appartamento (anche se la casetta era un po spartana, soprattuto in quanto a dimensioni) e la comodità di avere tutto a disposizione e a misura di turista come in un villaggio vacanze.

E come in un villaggio vacanze bisognava portare il braccialetto.
E si sa quanto a noi tre piacciono i braccialetti tutti uguali.
Per "a misura di turista" intendo soprattutto "a misura di nano".

Reinterpretazione libera del gioco della dama.
Come la fantastichevolissima e mai abbastanza lodata piscina-laguna, dove ci facevamo venire le branchie a furia di stare ammollo.
Praticamente un enorme stagno di quaranta centimetri di profondità dove i bimbi di qualunque età potevano scorrazzare liberamente e in quasi totale tranquillità. Il quasi deriva solo dalla presenza, ogni tanto, di orde di uruk-hai di circa dieci anni che calavano con incedere vandalo e distruttivo persi in chissà quale loro fantasia guerresca travolgendo tutto quello che trovavano sul loro cammino, nani duenni compresi.

E per calarsi nella parte del selvaggio gli abbiamo comprato una spada.
Praticamente un enorme siringone da usare come pistola ad acqua.
Aggiungiamoci anche una settimana di tempo bellissimo (al contrario delle nostre ultime vacanze in posti molto più blasonati) e un mare fantastico, ed avrete la ricetta per una settimana ideale di mare divertente e rilassante.

Mare parente stretto di quella della vicinissima isola d'Elba.
E la tanto decantata versilia deve solo stare muta.
Chicca finale, prima di tornare a casa e per evitare il picco del traffico del sabato mattina da rientro, abbiamo fatto una gita a Volterra, e, come tutti, ci siamo innamorati delle colline senesi.
Ci siamo ripromessi di venire a vederle in primavera.

venerdì 19 agosto 2011

Artigianato locale

Che belli i negozi di souvenir in montagna.
Sono moooolto più belli di quelli del mare.
Perché al mare al massimo puoi portare a casa la boccia con dentro il delfino, la barchetta che cambia colore con il tempo, la statuetta del bagnino in posa da macho o le conchiglie così belle che tu dalla spiaggia non vedrai mai.
La montagna ha invece tutta questa epica dell'artigianato locale con il legno, con l'ardesia, con il ferro battuto. E i prodotti enogastronomici che ... mmh ...
In trentino naturalmente questa regola non faceva eccezione e, oltre allo strudel di mele che non è sopravvissuto a ventiquattrore di pianura, abbiamo portato a casa due ricordini che per un verso sono bellissimi, ma per un verso sono una ciulata pazzesca.

Negozietto molto bello che, cosa fondamentale, aveva nel suo cortiletto una buona quantità di giostrine tra cavalli, macchinine, moto, ecc. Questo fatto ne faceva ai nostri occhi una tappa fissa alla sera dopo cena.
Mentre seguiamo le avventure del bimbo su un cavallo mentre spara con la colt annessa, veniamo attratti da alcune statuine di legno chiaro (poteva essere frassino o anche abete bianco) che rappresentavano un bambino con la mamma o con il papà.
Ci sono sembrati subito bellissimi e, visto il prezzo che era ottimo, ne abbiamo comprato due senza pensarci troppo.


Adoro portarmi il bimbo sulle spalle e trovo la mia statuina (quella che campeggia sul mio comodino di fianco al letto, in splendida simmetria con quella della biondina) di una dolcezza disarmante.
Berthold Brecht disse: un uomo è più "grande" di un altro solo se sale sulle sue spalle.
Questo è il mio modo di dire al bimbo che se vuole diventare "grande", può sempre contare su di me.

Questa la parte in cui l'acquisto è bellissimo, ma la ciulata dov'è?
La ciulata sta nel fatto che quando siamo entrati nel negozio per vederli ci siamo accorti che il prezzo conveniente era dato dal fatto che non erano statuine scolpite nel legno, ma modellate nella terracotta.
E made in china.
... alla faccia dell'artigianato locale.

lunedì 15 agosto 2011

Kobra Kai dojo

Il parchetto come palestra di vita.

Il bimbo, non andando all'asilo, non ha molti momenti di interazione con altri bambini, o per lo più sono situazioni sempre controllate, dove ci sono bambini e bambine che conosce con la presenza dei genitori, suoi e degli altri.
Il parchetto è invece il posto in cui deve dividere lo spazio e le attenzioni con altri bambini.
Ma cosa succede quella volta che incontra un bimbo un po' più grande di lui e un po' più aggressivo?

Ieri era su un'altalena piuttosto alta con tanti altri nani e una bimba (in verità non tanto più grande di lui) molto aggressiva, che spintonava e strattonava tutti. Ad un certo punto, forse perché il bimbo non la lasciava passare, questa gli ha tirato i capelli, l'ha pizzicato e gli ha tirato le orecchie fino a farlo spostare.
Lui è come suo papà: un bonaccione fin anche un po' tontolone. Le ha prese senza fiatare e si è messo a piangere disperato senza muoversi fino a quando sono andato a recuperarlo.

A questo punto la biondina ha deciso che è il momento di insegnargli a non farsi mettere i piedi in testa e ha cominciato un lavaggio del cervello per renderlo capace di affrontare i bimbi cattivi.
Ora se gli chiedi: Ma se al parchetto i bimbi ti fanno male, tu cosa gli fai?
La risposta è: calcio e pugno!!!

Sensei biondina ha insegnato la legge del pugno:
COLPIRE PER PRIMI! COLPIRE FORTE! SENZA PIETA'!

venerdì 12 agosto 2011

Emozioni - I fumetti dello zio Daniele

Io seguo e compro regolarmente alcune serie di fumetti.
Attualmente sono solo personaggi Bonelli e più precisamente: Dylan Dog, Nathan Never, Lilith.
Inoltre compro anche altri fumetti e alcune iniziative editoriali di altri editori su cui penso ritornerò con specifici post dedicati.
Ma quelle che ho citato prima non sono le sole serie Bonelli che seguo, perché leggo regolarmente almeno Martin Mystère e Dampyr, più qualche numero (soprattutto gli speciali) di Tex ed altre miniserie.
Come faccio?
Li rubo?

Mio zio Daniele (marito della sorella di mia mamma) è uno stimato professionista, sessantenne promotore finanziario di quelli tutti i giorni in giacca e cravatta, ma quando alla mattina entra in edicola a comprare i Sole 24 Ore, ci aggiunge anche la sua dose quotidiana di fumetti.
Nella sua splendida casa lo studio e parte della cantina li ha dedicati alle sue passioni e quindi li ha riempiti (tra le altre cose) con librerie piene di fumetti tutti esposti in bella mostra.
E sono già un sacco di anni che, in corrispondenza delle ferie estive e di quelle natalizie, noi ci scambiamo borsate di fumetti che leggeremo rilassati sprofondati nel divano all'ora della pennichella.
Per me è diventato ormai un appuntamento irrinunciabile: le ferie non iniziano fino a quando non ho la mia pigna di fumetti da leggere.


Quest'anno, nello specifico, mi leggerò:
- Martin Mystère serie regolare: dal n. 213 al n. 215
- Martin Mystère albo fuori serie: Speciale n. 28
- Dampyr serie regolare: dal n. 130 al n. 137
- Dampyr albo fuori serie: Maxi Dampir n. 3
- Cassidy miniserie: dal n. 9 al n. 15
- Tex albi fuoriserie: Color Tex n. 1 e "Texone" n. 25
- Demian albo fuori serie: Speciale n. 4

Io sono un "completista", cioè uno che quando comincia a leggere una serie, non riesce a staccare e interrompere, anche se la qualità scade o il prodotto non mi piace molto.
Per questo motivo ho la casa piena di fumetti, ma non quanto vorrei.
O per lo meno non quanto sarebbe necessario.
Infatti, approfittando dello spazio dello zio, tutta la mia serie di Dylan Dog è parcheggiata da lui in attesa che, in un futuro, anch'io possa allestirmi uno spazio mio privato dove collezionare storie.

mercoledì 10 agosto 2011

Nativo digitale 2

So usare il computer.
So andare su internet per guardare, su youtube, i cartoni che mi interessano.
Se voglio ascoltare la musica inserisco il CD nel lettore in camera o nell'impianto DVD della sala.


... ma l'audiocassetta è una tecnologia troppo vecchia, come faccio a sapere come si usa !!?!??!?


tsè ..... trogloditi!
Come dici? Bisogna togliere la custodia?
Vabbè, lasciamo stare.
Tanto il liscio che ascolta lo zio sulla sua macchina non mi piace.

martedì 9 agosto 2011

L'altalena 2.0

Noi siamo degli assidui frequentatori di parchi giochi.
Ne abbiamo uno abbastanza vicino a casa che il bimbo frequenta quando non si sa che fargli fare e si ha una mezzoretta libera. Poi ci sono quelli dei paesi vicini che ci si va in bicicletta. Poi ci sono quelli dei paesi un po più lontani che magari andiamo la sera a mangiare il gelato.
Poi ci sono quelli belli-bellissimi (come dice lui) dei posti di villeggiatura.
E quest'estate in montagna ha scoperto la pericolosossima altalena dei grandi.
All'nizio non avevo molta voglia di fagli rischiare la caduta rovinosa, ma sembra che ha imparato a non muoversi e ad attaccarsi bene con le mani alle catene. Seppur urlando: più forte che puoi papà!
Notate la splendida scritta della felpa.
Benaugurante.

lunedì 8 agosto 2011

Un'estate da pendolari

Al di la della settimana al mare alla fine di maggio, in parte rovinata dal maltempo, tra luglio e agosto abbiamo già fatto quattro fine settimana di vacanza.
Due in liguria ad accompagnare e riprendere il bimbo con i nonni.
Poi il fine settimana lungo al lago di Molveno di settimana scorsa.
Infine abbiamo biecamente approfittato dell'appartamento che i nostri Amici (non è un errore di battitura) avevano affittato per un mese e che questo WE aveva delle camere libere in attesa che poi li raggiungessero nonni e nipoti.
Sempre in Trentino, ma stavolta sull'altopiano di Folgaria, partiti venerdì dopo pranzo e tornati domenica pomeriggio.
Toccata e fuga in montagna condizionata dal maltempo che ci ha permesso di fare solo due passeggiate sabato, mentre domenica ci ha fatto scappare a casa dopo pranzo.
Questo è il momento con il tempo più bello,
quando si era appena alzata la nebbia.
Era dal lontano 1994 che non andavamo più in ferie con i nostri Amici (campeggio a Roma e poi mare nelle marche).
Col tempo ci siamo divisi perché a loro piacciano un  certo tipo di vacanze molto avventurose (esempio: giro dell'Islanda in bici da soli) e noi, che pure amiamo le vacanze sportive, non siamo così estremi.
Ma stavolta è diverso, perché anche loro hanno una bimba, e questo li ha portati al nostro livello.
Ci siamo divertiti molto e la biondina ha sintetizzato il tutto con questa frase: sembrava di stare in colonia, dal tanto ridere che si è fatto.
Abbiamo deciso che organizzeremo delle altre vacanze insieme, magari anche solo dei fine settimana.

Che poi 'sti due bimbi li dobbiamo morosare!!

venerdì 5 agosto 2011

Emozioni - Star Wars parte III

Continua il processo a mio carico con l'accusa di essere uno sfigato senza speranza, di quelli fissati con i film di fantascienza.
Qui e qui le prime due parti.

Sono laureato in ingegneria edile: praticamente un quasi architetto.
Questo mi porterebbe ad essere interessato all'architettura, al design, e all'arte plastica in generale.
Quindi, per uno come me, la Triennale di Milano dovrebbe essere quasi una specie di seconda casa.
Invece ci sono andato solo tre volte.
La prima nel 2002 per una mostra sull'architetto Jean Nouvel quando ancora facevo l'architetto come lavoro. La seconda il 5 ottobre 2004 per Andy Warhol: fu il regalo che mi feci per il mio trentesimo compleanno.
Ma la mostra che più mi è rimasta nel cuore fu Star Wars the show, maggio del 2005, poco prima dell'uscita al cinema dell'ultimo capitolo dell'esalogia.

Ero estasiato.
C'erano disegni originali della scenografia, alcuni story-board, modellini in scala di studio di mezzi e attrezzature, costumi di scena, e alcuni originali come le armature dei droidi.
C'erano dei quadri bellissimi che rappresentavano gli studi preliminari dei vari pianeti: da Tatooine a Coruscant, da Dagobah fino alla luna boscosa di Endor.
C'erano i modellini delle astronavi dell'impero dei primi film, che venivano filmati dal vivo, e c'erano su dei maxischermi i rendering dei modelli computerizzati delle astronavi degli ultimi film in CGI.
C'era la colonna sonora sparata in tutte le sale dell'esposizione ad accompagnare lo spettatore.
C'era, alla fine della mostra, l'immancabile negozio di merchandising in cui avrei comprato tutto, ma in cui mi limitai a una fighissima maglietta nera con il casco di Dart Fener.

... e c'era la biondina, che mi guardava, annuiva e pensava: ho sposato un cretino.

giovedì 4 agosto 2011

Cucina creativa

Adoro i rifugi in montagna, così come le baite e le malghe.
Ne esistono fondamentalmente di due tipi, legati alla vicinanza degli stessi agli impianti di risalita. Se la struttura è lontana dagli impianti allora sarà un rifugio frequentato (poco) da alpinisti stanchi e affamati, quindi piuttosto rustico, con un menù semplice, un servizio basico e prezzi comunque abbordabili.
Se la baita è vicina agli impianti di risalita (magari in una località rinomata) allora sarà un ristorante molto frequentato e anche un po fighetto. Con menù raffinati, prezzi da ristorante in centro a Milano e camerieri vestiti con i costumi tipici.
Nel fine settimana appena trascorso, in due giorni di gite ho frequentato tutte e due le categorie di baita. Il primo giorno Rifugio Croz dell'Altissimo, vero e proprio rifugio inteso come tappa intermedia lungo un sentiero di montagna. Abbiamo mangiato un piatto di pasta e una fetta di torta su una panca di legno all'aperto.
In questo post voglio però parlare del secondo giorno: Rifugio la Roda ad Andalo (e già che si tratta di un'altra categoria si capisce anche dal sito internet). Punto di arrivo degli impianti di risalita e punto di partenza delle innumerevoli piste da sci del comprensorio, è frequentato soprattutto da gente che in montagna non fa un passo oltre al giro in paese, e se va al rifugio è solo per mangiare.
Sono arrivato che avevo una fame maiuscola e leggendo il menù e guardando i piatti che passavano mi era venuta l'acquolina in bocca: canederli, polenta, funghi, spezzatino di capriolo, formaggi locali, vino rosso, ecc.
Ma c'era il bimbo, e ho dovuto alla fine ripiegare su qualcosa che avrei potuto dividere con lui:
Cotoletta di tacchino, patatine fritte e lemonsoda
Che, per carità, era pure buono, ma mi sembrava di stare in un fast food.
Alla fine non ce l'ho fatta e ho ordinato anche una tagliere di formaggi:
Porzioni mini servite con confetture di frutta,
come nei veri ristoranti di lusso
Bene, e la creatività in cucina dov'è?
Naturalmente ce l'ha messa il bimbo quando ha sperimentato un accostamento dolce-salato pucciando le patatine fritte nella confettura.
Altro che ketchup!

martedì 2 agosto 2011

Una montagna (e un lago) di divertimento

Fine settimana lungo in montagna.
Da quando avevo 12 anni sono sempre andato in montagna d'estate. Prima coi campi scuola dell'oratorio (prima o poi ne parleremo) poi anche da solo o con la biondina, foss'anche per pochi giorni.
Ma da qualche anno si evitavano le alte vette, perchè con un bimbo piccolo si preferisce andare al mare.
Quest'anno invece abbiamo osato prenotare un alberghetto via internet in montagna incrociando le dita contro il maltempo.
I parametri per la ricerca della località erano solamente due: altituidine non elevata (a malincuore questo escludeva la mia amata Cervinia) e prezzo medio-basso per l'albergo.
La scelta è caduta su Molveno (TN), ridente cittadina affacciata sull'omonimo lago nel comprensorio di Andalo - Fai della Paganella. Lago talmente bello da sembrare finto.
... in tutti i luoghi e in tutti i laghi ...
Per l'albergo abbiamo trovato su booking un albergo a tre stelle che offriva da venerdì 29 luglio a lunedì 1 agosto una camera all'ultimo piano (quindi mansardata con travoni in legno a vista) con vista lago.

Questo è quello che vedevo dal balcone della camera.
Non mi sembrava vero!
Albergo ottimo, per quanto possiamo averlo vissuto noi che uscivamo alle nove di mattina e tornavamo alle sei di sera solo per doccia e pappa, poi uscivamo di nuovo in paese. Il tempo è stato buono: essendo in montagna non dovevamo aspettarci sole tutto il tempo, ed alla fine, a parte brevi temporali di cinque minuti l'uno, siamo riusciti a fare tutto quello che volevamo (e a scottarci la fronte).
Il bimbo è stato sulla seggiovia, sulla bidonvia e sulla funivia. Ma soprattutto è stato nello zaino sulla schiena del padre che arrancava in salita su sentieri impervi (con il mal di schiena che mi ero portato da casa).
Ha mangiato in baita e, dopo essersi addormentato ciondoloni nello zaino, ha fatto il sonnellino del pomeriggio sui prati.
Ho costruito una specie di tenda con il giubbotto
per proteggerlo dal sole e dal vento.
Ma sembra una puntata del serial del nascondino.
Sono contento di essere ritornato a fare trekking come anni fa, anche se su distanze minori e sentieri meno impegantivi, ma la minore lunghezza del percorso è stata bilanciata del carico della prole sulle spalle.
Questa ottima foto su almeno quattro piani
di profondità l'ha scattata la biondina
Ci sarebbero un sacco di altre cose da dire su questa minivacanza (sono in preparazione almeno altri due post a riguardo), ma sintetizziamo dicendo che era la cosa giusta, al momento giusto, nel posto giusto.