venerdì 6 gennaio 2012

[Padre - Figlio II] Un po' papà, un po' mamma.

Seconda puntata di un ragionamento ad ampio raggio sul rapporto padre - figlio. Qui la prima parte.

Si sente un gran parlare del fatto che nella nostra società, le donne stanno assumendo tratti maschili sotto molti punti di vista.
Viene loro chiesto di essere incisive e competitive sul lavoro, come prima era richiesto solamente agli uomini.
Viene loro chiesto di essere aggressive e determinate nei rapporti con gli uomini, diventando spesso loro cacciatrici e i maschi prede.
Viene loro chiesto di essere ciniche e stronze nei rapporti umani, proprio come gli uomini.
Contraltare è il fatto che gli uomini si stanno addolcendo ed effemminando in alcuni aspetti del loro carattere.
L'uomo deve curare il proprio aspetto come e più delle donne.
L'uomo deve avere una sensibilità che gli permette di emozionarsi laddove era impensabile qualche anno fa.

Bon, dette queste cose, ed alla luce di esse, torniamo al rapporto tra padre e figlio.
Ho detto che a volte mi comporto da madre. Cosa significa?
Non intendo questo approccio solo dal punto di vista materiale, cioè fare tutte quelle attività legate, nell'immaginario comune, alla figura materna (cambiare il pannolino, fare il bagnetto, ecc), ma anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.
E' finita l'epoca della suddivisione rigida e impermeabile dei ruoli: la madre a casa a accudire i figli e il padre al lavoro per guadagnare lo stipendio. Poi, come nel mio caso, è esattamente così, ma è per lo più una scelta, un caso, non un'imposizione.
Un altro ribaltone della nostra epoca tra il ruolo materno e il paterno è l'educazione sentimentale. Fino a qualche anno fa a carico diretto ed esclusivo della madre, mentre il padre, burbero, distante e pragmatico, doveva occuparsi di cose più pratiche e tangibili.
Io invece cerco di essere dolce e comprensivo, pur nel ruolo del poliziotto cattivo che è giusto ogni tanto interpretare.

Continua ...

Nessun commento:

Posta un commento