giovedì 28 giugno 2012

Verboso

Qualche tempo, scherzando nel sottolineare i primi passi del bimbo nel magico mondo dell'interattività verbale, idividuai come obbiettivo successivo l'uso corretto del congiuntivo (era il novembre 2010, praticamente una vita fa).Ora è diventato verboso, sia nel senso che continua a parlare, sia che è diventato cintura nera (facciamo marrone, và) di coniugazione dei verbi.

Bimbo, vai a lavarti i denti in bagno con la mamma.
Mamma, mi daresti lo spazzolino col dentifricio?

...
Mi daresti?
...
MI DARESTI?

Sul congiuntivo a volte ci azzecca, ma è solo fortuna.
Però il condizionale è ormai acquisito.

martedì 26 giugno 2012

Bella patatona


All'età di quasi tre mesi, la mia nipotina preferita (e non solo perché è l'unica) domenica è stata battezzata.
Bella come una sposa, con il suo vestitino bianco completo di scarpine candide.
Tranquilla come un angioletto, che in chiesa non ha fatto il minimo versetto, fino ad addormentarsi tra l'acqua sulla testa e l'unzione alla fronte.
Simpatica con tutti, tanto da dispensare sorrisi e mugolii di soddisfazione.

Poi sono anche contento perché per un giorno il campo si è trasformato in una sala trattenimenti con i nostri parenti (in effetti pochi) e tutti gli amici che hanno fatto una bellissima festa che non aveva nessuna voglia di finire. Tanto che, visto che si stava bene in cortile, si è deciso che la serata sarebbe finita in bellezza con il tifo per la partita Italia-Inghilterra.

Anche la partita è stata una festa finita bene

venerdì 22 giugno 2012

Come i bambini grandi


E' il mantra pedagogico di casa mia.
Con il bimbo funziona alla grandissima.

Bimbo, adesso facciamo la pipì nel water, poi usciamo a giocare in cortile senza il pannolone, ti và?
Sììì, come i bambini grandi!!!

Papà, mi dai il cono gelato?
Ma sei capace di mangiarlo da solo senza sporcarti?
Certo, ormai sono un bimbo grande!!

Bimbo, adesso che facciamo una passeggiata in centro con il passeggino, per favore togli il ciuccio, perchè i bambini grandi mica lo usano più!
Si, hai ragione papà, sennò poi la gente mi prende in giro ...


Questa voglia di crescere, di essere grandi è un stimolo fortissimo che può farti fare cose che sembravano impossibili fino a poco prima.
E' il gioco dell'emulazione, che insegna (ad esempio) al cuucciolo di leone come si fa ad andare a caccia imitando i grandi, e insegna al bimbo come si fa a non farsi la pipì addosso.

martedì 19 giugno 2012

Cominciare malissimo ma finire molto bene!

Visto che quella passata è stata la prima, vera e definitiva domenica d'estate, noi si è deciso di andare al mare.
Qualche anno fa (nella mia vita a.b.) almeno una volta all'anno ci capitava di andare a fare una gita in giornata al mare. Era una bella abitudine.
Abitiamo in un posto dove la distanza dalle spiagge è al limite della fattibilità giornaliera. La riviera romagnola ci è preclusa, ma con 150 km circa si arriva ai primi lidi liguri e anche se la strada non è delle migliori, diciamo che (al netto del traffico) in due ore arrivi in posti incantevoli. La riviera di levante è fantastica per le gite di pochi giorni, penso invece che per soggiorni più lunghi è meglio il ponente. Il motivo di questa discriminazione è che per soggiorni lunghi preferisco il mare con spiagge ampie, con la sabbia, e con una sistemazione orografica abbastanza agevole. Mentre per le gite si va alla ricerca di qualcosa di bello e particolare da vedere: il parco naturale, il paesino caratteristico, la passeggiata naturalistica, la caletta nascosta.
Per questo motivo negli anni abbiamo frequentato e conosciamo abbastanza bene Camogli, Recco, Santa Margherita Ligure, Moneglia, le Cinque Terre (una volta abbiamo fatto la traversata a piedi Riomaggiore / Monterosso), Lerici, Bocca di Magra, fino alla toscana di Marina di Massa.

Abbiamo deciso che il bimbo è abbastanza grande per affrontare lo sbattimento, quindi è arrivato il momento di riprendere le belle abitudini di una volta: gita in giornata a Marina di Massa.
Ma, come ormai saprete, non c'è domenica senza attività sportiva. Il piano è quello di portarci le bici da corsa smontate nel baule per farci una bella gita a Montemarcello e Lerici (circa 70 km con 600 m di dislivello positivo) e i nonni al seguito per le operazioni di babysitteraggio.

Bene, dopo la premessa più lunga mai concepita nella storia del blogging passiamo alla cronaca della giornata.

Con un leggero ritardo sulla tabella di marcia (Magda, tu mi adori? Sì, Furio ... E allora lo vedi che la cosa è reciproca?) saliamo in macchina con tutto pronto: bici già smontate e caricate dal giorno prima, attrezzatura varia tra cui paletta e secchiello stipati nel baule, nonni sui sedili posteriori con cinture di sicurezza (!!) e bimbo già incastonato nel suo seggiolino.
Pronti?
ANDIAMOOOOoo .............

... [rumore di sottofondo di motorino di avviamento che non funziona] ...

Panico!

Alcuni minuti di concitazione in cui ci si confronta a voce alta su cosa fare, se rimandare o partire lo stesso in ritardo (perché in queste situazioni di stress emotivo difficilmente si riesce a restare calmi e lucidi) e si decide di cambiare macchina e partire lo stesso.
Seguono circa quindici minuti di confusione in cui bisogna spostare a spinta la mia jeep, scaricarla completamente, caricare la macchina della biondina (il baule è leggermente più piccolo, quindi le bici devono essere incastrate con perizia) e ripartire.
Questo è quello che si può definire cominciare malissimo la giornata. (E UNO).

Viaggio tranquillo solo che alla fine sbaglio uscita dell'autostrada e imbocco la precedente, cosa che mi obbliga a percorrere una decina di chilometri in strade trafficate e parzialmente chiuse al traffico per una gara di bici juniores che crea una serie di file e rallentamenti. (E DUE).

Finalmente arriviamo al bagno Haiti a Marina dei Ronchi e, dopo aver sistemato il bimbo e i nonni, partiamo in bici con un ritardo abissale. Infatti è praticamente l'orario di punta per queste stradine di lungomare. Cosa che sommata alla deviazione che dobbiamo fare per la gara di bici, rendono i primi quindici chilometri un calvario di traffico intenso e guidatori della domenica. (E TRE).

Arrivati a Bocca di Magra, praticamente quasi all'inizio della salita per Montemarcello, troviamo la splendida sorpresa del ponte chiuso per lavori di rifacimento a seguito dell'inondazione dell'autunno scorso. Questo ci obbliga a prenderla larghissima e a sorbirci altri dieci chilometri di strada statale a respirate lo smog invece che la salsedine. Tra l'altro questa deviazione ci fa perdere altro tempo e quindi dobbiamo a malincuore decidere di tagliare il percorso e non andare fino a Lerici, ma scollinare solo Montemarcello. (E QUATTRO).

Inoltre, dovendo improvvisare il percorso a causa delle deviazioni, sbaglio spesso strada e questo non fa bene ai nervi miei e della biondina già provati dagli oltraggi, i sassi e i dardi dell'oltraggiosa fortuna. (Ma dove @#**§ vai? Ti ho detto di girare di lì!! Senti, adesso mi hai rotto i °*§§@##, ti dai una calmata?? ). (E CINQUE).

E come se non bastasse sulla provinciale mi procuro un incidente frontale con una vespa che mi lascia in ricordo il suo pungiglione. Rimedio un gonfiore al ginocchio e un bruciore che mi accompagna per alcuni chilometri. (E SEI).





E qui il nostro karma decide che basta.
Si da una regolata e da quel momento in avanti la giornata prosegue come uno si aspetterebbe da una tranquilla giornata al mare.
La parte in bici, lasciate le statali, è stata proprio un bel giro in posti da cartolina.



Tornati alla base abbiamo scoperto un bimbo che è stato bravissimo con i nonni e che era entusiasta del mare, della spiaggia e di tutto il contorno (Bimbo, hai già mangiato con i nonni? Si papà, il toast era delizioso!!).
E che adora la spiaggia.




Si è divertito tanto che si è fin dimenticato di fare il riposino al pomeriggio, per poi svenire sulla macchina e dormire due ore filate da casello a casello.
Per poi rinvenire la sera e giocare come un matto quando il papà e la mamma erano cotti!

venerdì 15 giugno 2012

Minibasket

Mini nel senso che a giocarci c'è il bimbo, ma il canestro è ad altezza regolamentare.
Allora come si fa?

Semplice: gioco di squadra!!

lunedì 11 giugno 2012

Il progetto della felicità



Essere felici significa avere un progetto di felicità.
La felicità è un momento: un adesso che prima era il futuro e che nell'attimo in cui si compie è già passato.
Per questo motivo la felicità non può essere soltanto il raggiungimento di uno stato di grazia, ma necessariamente è anche formato dal percorso per raggiungerlo.
Questo senza arrivare agli estremismi (per me) delle culture orientali dove la serenità può essere raggiunta solo con l'assoluta mancanza di qualsiasi pulsione alla felicità. No, questa visione della vita non fa per me.

Per me felicità significa avere un pensiero che alla mattina appena sveglio ti accompagna verso la giornata e ti stimola a dare il meglio di te anche in una situazione magari non ideale.
Significa pensare e impegnarsi in qualcosa che sia altro rispetto agli impegni lavorativi che, come vorrebbe la visione moderna della società dominata dal binomio produttività/consumismo, dovrebbero impegnare la maggioranza se non la totalità delle nostre energie.

Il progetto della felicità è qualcosa che ci spinge al cambiamento.
Ma un cambiamento cercato e voluto, non uno subìto per effetto delle traversìe della vita.

E stiamo parlando di vari obbiettivi, che possono convivere tutti insieme nella realizzazione di una persona.
Una persona può avere contemporaneamente obbiettivi a breve e a lungo termine, obbiettivi sportivi e lavorativi, obbiettivi egoistici e altuistici.
Ma ce ne sarà uno sopra tutti gli altri, il più importante e impegnativo di tutti, che ti occuperà tutta la vita e ti farà felice in misura definitiva.

Una delle cose più difficili per realizzare il progetto della felicità personale è la fase dell'individuazione dello stesso.
Perché più ancora che non raggiungere un obbiettivo, è frustrante raggiungerlo ma accorgersi che alla fine non è esattamente quello che uno avrebbe voluto.
Deve essere mortificante aver impiegato tempo e energie per creare qualcosa e scoprire che questa cosa raggiunta non ti dà la felicità che ti eri immaginato (o almeno non quel grado di felicità).

Se, come abbiamo visto, è difficile individuare con sicurezza il proprio obbiettivo, provate a immaginare quanti e quali fattori concorrono alla definizione del percorso comune a due persone.
Se il mio obbiettivo da single poteva essere di un tipo, quello della coppia formata da me e dalla biondina è necessariamente un altro.
Ma quando individuato, la felicità che produce non è uguale alla somma delle due felicità, ma è cento volte maggiore.

Arrivati a questo punto del ragionamento devo espormi e dichiararlo:

Il mio progetto di felicità è la felicità di mio figlio.

venerdì 8 giugno 2012

Il mistero della lingua al prosciutto

Primo atto.
Un giorno il bimbo, giocando in cortile, si avvicina a Lara, uno dei nostri cagnoloni da caccia, che stava ansimando per il caldo, e ridendo si gira verso di noi e dice: guarda, ha la lingua come una fetta di prosciutto cotto!
La prima reazione di noi genitori è stata quella di guardarci in faccia e scoppiare a ridere.
Ma dove ha scovato una metafora così simpatica?
Alla fine solita reazione: il bimbo è un figo assoluto e ha una fantasia che spacca!

Secondo atto.
Un giorno il bimbo è a giocare a casa di un suo amico della sua stessa età (solo due mesi di differenza) e sono in cortile con i cagnoloni dell'amico a calciare il pallone.
Ad un certo punto l'amico guarda il cane e esclama: guarda, ha la lingua come una fetta di prosciutto cotto!
Alla mamma, presente alla scena, spunta un punto di domanda luminoso al neon dieci centimetri sopra alla testa.

Epilogo.
Un giorno il bimbo sta guardando uno dei suoi cartoni animati preferiti su rai yoyo (Sam il pompiere, responsabile della passione del bimbo per la categoria, come già esplicitato qui e qui) e, svogliatamente, sul divano ci sono anche io a condividere questo altissimo momento di televisione.
Fate conto che siamo talmente addicted che il nome di uno dei protagonisti (Norman Price, il bambino che combina sempre guai) è diventato a casa nostra sinonimo di casinista.
Bene, qui c'è tutta la puntata, per chi ha voglia.
Per chi invece ha meglio da fare, qua sotto c'è un piccolo estratto della parte incriminata.



Morale della favola.
Quando qualcuno (come anche il sottoscritto) ve la mena su quanto è intelligente il proprio figlio, su quanto Ah guardi signora mia che fantasia ha sto ragazzo, diffidate.
Chiariamo, non è certo stupido.
Semplicemente, come tutti i bimbi della sua età, è attento a quello che vede e molto sveglio.

martedì 5 giugno 2012

VII Marcia dei colori - Brembio 03/06/2012

Bella, molto bella.
Dal punto di vista paesaggistico seconda soltanto alle campestri in collina (S. Colombano, Miradolo, Monteleone), con il percorso che si snoda nel parco sovracomunale del Brembiolo di fianco a quelle rogge che sono forse la ricchezza più importante dell'economia della bassa, così legata all'agricoltura intensiva.
Fantastico il fatto che oltre alle campestri vere e proprie (che come il solito partono presto, attorno alle 7-7,30) c'era anche una family run con inizio attorno alle nove con tanto di nastro di partenza e count-down, dove ho visto un bel gruppetto di ragazzini (età media dieci anni) che è partito a razzo, con i genitori dietro a spingere i passeggini dei fratelli più piccoli.

E, in una desolante mancanza di originalità, dove ogni corsa campestre finisce con il regalo di una bottiglia di vino, o una confezione di riso, questa volta è il giro di una simpatica maglietta di cotone con un fumetto che sottolinea quanto siano matti i podisti. Gente che per divertirsi deve alzarsi alla domenica mattina all'alba e poi massacrarsi di fatica fino a stramazzare sul banchetto del ristoro finale.


Io magari non sono stramazzato sul finale, ma la stagione comincia ad essere abbastanza calda, tanto che alla fine dei miei onesti 14 km mi sono buttato sul vassoio dell'anguria, spazzolandone una buona metà.

sabato 2 giugno 2012

[Padre - Figlio VI] Strade tortuose



La strada più comoda è quella che spesso porta dalla parte sbagliata.
Questo è vero praticamente sempre, e ha due valenze.
Quella divertente tipo legge di Murphy (la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo), cioè se sei ad un bivio e scegli la strada che ti sembra più comoda, questa sarà quella sbagliata.
Oppure, fuor di metafora, quella più filosofica che insegna che se vuoi ottenere una cosa e hai di fronte a te due modi per arrivarci (quello facile e il modo complicato e tortuoso, che richiede lavoro e sacrifici), quasi sempre per ottenere risultati certi e duraturi devi fare la strada lunga.

Ragionamenti banali al limite della stupidità, ma in questi giorni mi è capitato di pensarci in rapporto all'educazione del bimbo.
Esempio: il momento della pappa.
L'obbiettivo è quello di far mangiare il bimbo e i modi sono due: lo imbocchi tu mentre lui si distrae con i suoi cartoni animati, oppure cerchi di farlo mangiare da solo.
Anche se dall'esterno può sembrare il contrario, la cosa più comoda per il genitore è la prima ipotesi, perché mangia senza quasi guardare quello che gli dai, e in quattro e quattr'otto (senza che si sporchi) hai già che finito e poi puoi mangiare tu.
Se invece decidi che mangerà da solo (sempre che la pietanza lo permetta) sai già che comincerà a distrarsi, si sporcherà, sarà lentissimo e dovrai continuamente richiamarlo all'attenzione ogni forchettata.
Credetemi, un vero supplizio.

Però poi ci pensi e realizzi che ha già tre anni, tra qualche mese andrà all'asilo e dovrà necessariamente mangiare da solo, e allora capisci che la strada più lunga è l'unica che gli permetterà di essere.

Un piccolo esempio che ti fa capire che nella vita quotidiana, per raggiungere il tuo obbiettivo principale (l'educazione di tuo figlio) spesso devi avere più pazienza e investire più energie di quanto non sembri necessario.
Capisci che la tua comodità spesso non coincide con i suoi interessi.

E cambi la tua prospettiva e le tue priorità.