giovedì 30 agosto 2012

Temporary Tattoos

Anche quando ero piccolo io andavano di moda, ma, oggi come allora, non valgono niente e durano pochissimo.
Per fortuna!

Sto parlando dei tatuaggi temporanei (ai nostri tempi detti anche trasferelli) croce dei genitori e delizia dei piccoli. Al giorno d'oggi è quasi impossibile trovare un mio coetaneo che non abbia almeno un tatuaggio sul corpo (una di queste eccezioni è la biondina, ma lei non ha neanche gli orecchini!) e quindi al bimbo sembrano una cosa normalissima, quasi un obbligo da avere.
In più il bimbo mi chiede spesso di vedere i miei che sembrano affascinarlo, tanto che sta imparando le lettere del suo nome dal mio bicipite.

Proprio ora che è estate è normale che anche lui voglia fare un tatuaggio che giustamente considera un gioco.
Il primo approccio l'avevamo fatto al mare a luglio, dove in un'edicola avevamo comprato una bustina di tatuaggi con dei delfini, entusiasta della gita che avevamo fatto al delfinario di Rimini. Ma chissà da quanti anni erano su quell'espositore a prendere il sole. Infatti non valevano niente e non si attaccavano.

Ci abbiamo riprovato recentemente quando abbiamo comprato un libro con alcune storie di mostri e con una serie di tatuaggi a tema. Il bimbo li adora, tanto che se li farebbe tutti contemporaneamente in una volta sola.
Siamo riusciti a convincerlo a centellinarli e a farli diventare un premio per quando deve fare la cacca (che vi ricorderete è un'operazione piuttosto complicata in casa mia).

Quindi ora lo si vede andare in giro tutto orgoglioso a mostrare a tutti quelli che incontra, il braccio o la gamba che sfoggiano a turno draghi, ragni, fantasmi, dinosauri, zombie, ecc.



Bravo bimbo, sei stato bravo. Per ricompensa facciamo questo bel tatuaggio.
Yeee!
Dove vuoi che lo facciamo?
... emm, facciamolo qui vicino al braccialetto!
No, che ne dici se lo facciamo sulla spalla?
Ma papà, se lo facciamo sulla spalla, quando metto la maglietta lo copre e non si vede!

Eh già.
Che truzzo!

martedì 28 agosto 2012

Il giro lungo

Quest'estate per i miei standard sono andato tanto in bicicletta.
Un po' perché ha fatto tanto caldo e di andare a correre non avevo francamente molta voglia, un po' perché mi dovevo preparare per il triathlon, ho fatto qualche uscita in più alla sera tornato dal lavoro con l'obbiettivo di migliorare la velocità sulle distanze brevi.
Sta' di fatto che alla fine di agosto siamo attorno ai 2.000 km in circa quattro mesi.
Ripeto: sono tanti per i miei standard attuali, che se leggono questo post quelli dell'Edilferramenta (la mia società sportiva di bici) mi chiedono indietro la tessera.
Ma considerate che faccio anche circa 1.200-1.500 km all'anno di corsa.

Comunque.
Stavamo parlando di chiappe con l'incavo per la sella e in quest'ottica, come ogni anno, nella settimana di ferie di agosto io e la biondina ci teniamo una giornata per farci un giretto lungo (che durante l'anno alla domenica dobbiamo tornare a casa ad un orario decente) di solito nelle colline dell'oltrepò pavese.
L'altro giorno decidiamo a tavolino un giro con non troppe salite impegnative, ma con un chilometraggio importante.

Partenza alle sette e giù verso sud, in direzione di Santa Maria della Versa.
La vera salita inizia dopo il paese, salita non impegnativa, ma costante che abbiamo preso con tranquillità fino al Passo del Carmine.
Questi sono solo i primi 85 km, che poi il Garmin mi ha abbandonato.

E a quel punto il paesaggio si fa più brullo, le vigne (in cui tantissima gente stava lavorando alla vendemmia) lasciano il posto in alcuni punti ai boschi di castagno.
E il panorama diventa quasi di montagna.


Siamo andati fino alla diga di Nibbiano in val Tidone, con l'invaso quasi totalmente asciutto per la siccità prolungata del periodo.

Gita bellissima, impegnativa ma che abbiamo stemperato con alcune soste in punti panoramici.
Alla fine è stata per noi l'uscita più lunga in bicicletta che abbiamo mai fatto.

Ma il nemico in questo caso è stato il caldo.
In quasi cinque ore abbiamo bevuto in due il litro e mezzo di sali che ci siamo portato nelle borracce, un mezzo litro di Gatorade che abbiamo comprato alla diga e alcune borracce di acqua delle fontanelle.

Come siamo arrivati alla fine?

sabato 25 agosto 2012

Pillole di saggezza 1

Questo post potrebbe anche chiamarsi piccole chicche linguistiche sparse 7, ma se prima questo titolo aveva per me il senso di presentare i progressi e gli strafalcioni linguistici del bimbo, oramai sono molto più interessanti (e divertenti) i ragionamenti che fa.
Quindi con questo post si inaugura un nuovo corso.

Confusione culinaria
Premessa: eravamo al mare, non è che tutte le sere usciamo a mangiare!
Bimbo, stasera usciamo a mangiare.
Yuppi!!
Preferisci andare al ristorante o in pizzeria?
Al ristorante!
E cosa vorresti mangiare: carne o pesce?
Emm ... la pizza!

In macchina
Premessa: guido una Jeep Cherokee
Ma papà, perché non mi guardi quando ti parlo?
Bimbo, sei seduto sul sedile dietro, non posso mica voltarmi mentre guido.
E perché?
Perché se non guardo davanti finiamo fuori strada.
Ma papà, lo sai che la Jeep è un fuoristrada!

Visione di vita
Premessa: la mamma si stava lamentando di qualcosa e io gli facevo notare che la sua era una visione un po troppo pessimistica. Il bimbo, che pur era da solo in un angolino a giocare apparentemente distaccato, doveva per forza dire la sua.
Uff biondina ... il solito bicchiere mezzo vuoto!
E chi l'ha bevuto tutto?

mercoledì 22 agosto 2012

E' tempo di distruzione!!

... come direbbe l'amabile Cosa dagli occhi blu.

Giocare sulla spiaggia con un bambino di tre anni può essere a volte frustrante. Perchè tu puoi ingegnarti e impegnarti a inventare e costruite castelli fantastici, torri impossibili, sculture artistiche o elaborate piste per le biglie.


E a lui l'idea piacerà anche, e addirittura ci giocherà per un tempo che può arrivare (nei casi più fortunati) anche ad una decina di minuti.
Ma poi il momento più atteso, quello per cui un bambino ama giocare con la sabbia, arriva.

Si salvi chi può!

lunedì 20 agosto 2012

La Sardegna senza prendere il traghetto

E' quello che abbiamo pensato io e la biondina dopo una settimana di vacanza in provincia di Grosseto, più precisamente Castiglione della Pescaia.
Visto che eravamo rimasti entusiasti dalle vacanze dell'anno scorso, abbiamo deciso che anche per queste vacanze agostane (dopo il luglio sulla riviera romagnola) saremmo andati sulle coste della Toscana e avremmo alloggiato in un campeggio con la formula del bungalow.
La scelta è caduta non più sulla provincia di Livorno, ma a circa 50 km più a sud in provincia di Grosseto, nel residence le Rocchette. Rispetto a quella dell'anno scorso la struttura era molto più piccola, che alla biondina sembrava un pregio, ma a me non molto.
Si certo, la piscina (seppur piccola) è molto bella ed articolata, nel supermercatino (sarebbe più corretto chiamarla bottega) c'è comunque tutto quello che serviva, ma preferisco le piscine immense dell'anno scorso (tra cui un'olimpionica), il supermercato da centro commerciale con molta più scelta, i due ristoranti, la rosticceria d'asporto e gli spazi attrezzati per i bambini.
Il vero fiore all'occhiello della struttura sono senza dubbio le case che non sono delle strutture prefabbricate in lamiera da terremotato, ma delle vere e proprie casette in muratura indipendenti, fresche e immerse in una macchia rigogliosa, seppur con alcune scelte distributive discutibili.
Inoltre la clientela era quasi totalmente italiana, con elevata presenza di romani e napoletani.

Ma come si diceva nel titolo, la cosa migliore è il mare: spiaggia libera ampia e ben pulita, mare sempre limpidissimo, fondale totalmente sabbioso con ampi tratti con profondità adatta anche a bambini piccoli. La spiaggia davanti al nostro campeggio (che, in verità, è l'unica che abbiamo visitato) era circondata da una bella pineta e chiusa da scogliere a picco sul mare sovrastate da boschi molto rigogliosi, che purtroppo non abbiamo potuto visitare, visto che erano totalmente recintati.


Noi abbiamo passato una settimana andando al mare la mattina tra giochi con la sabbia, tuffi nelle onde e ricerche di animaletti (granchi, paguri e lumachine) nelle zone con gli scogli. Mentre al pomeriggio restavamo a giocare in piscina, con gli amichetti che il bimbo ha conosciuto.


La parte negativa della settimana è stata la biondina che ha inanellato in un periodo veramente sfigato alcuni malori vari, una "indisposizione femminile" inopportuna e molesta e dulcis in fundo una rovinosa caduta sull'asfalto alla mattina presto da sola mentre correva che gli ha lasciato croste su mani, gomiti e ginocchia come neanche i bambini piccoli.

E il giorno del ritorno, invece di prendere subito l'autostrada e tornarcene nell'afa molesta, ci siamo fatti una gita in uno di quegli splendidi borghi che hanno fatto famoso in tutto il mondo l'entroterra toscano. Stavolta si tratta di Massa Marittima, un poco più piccolo di Volterra, ma anch'esso molto caratteristico con la sua architettura medioevale.


Ma al bimbo, come è facile intuire, di storia e di architettura non è che gliene cali molto. Infatti la cosa che ha più apprezzato della giornata è stato il pranzo a base di salumi e formaggi tipici del territorio.


Ero anch'io entusiasta e curioso di assaggiare alcune specialità, come il salame di cinghiale, ma a quello ho dovuto rinunciare, perché se l'è mangiato tutto lui!

venerdì 10 agosto 2012

Numeri portafortuna

Domenica pomeriggio, quando sono tornato dalla gara di Parma:
... papà, hai fatto un nuovo tatuaggio?
Ma no bimbo, questo me l'hammo fatto per la gara, non è un tatuaggio.
Lo voglio anch'io, lo voglio anch'io!
Vabbè, vai a prendere un pennarello
...
...
Eccolo. Mi disegni un drago?
Ma bimbo, non sono capace, e poi il mio è solo un numero, ti disegna anche a te un numero sulla gamba come al papà?
Si!
E che numero scrivo?
... ehm, ... il 43!

43, come rai yoyo!

martedì 7 agosto 2012

7° Campus Triathlon - Parma 05/08/2012

Erano anni che ci pensavo.
Più precisamente da quando, tre anni fa, ho cominciato ad andare a nuoto regolarmente due volte alla settimana per dare sollievo alla mia schiena martoriata dai tanti chilometri di corsa.
Finalmente ce l'ho fatta.

SONO UN TRIATLETA!

Cominciamo subito con un ringraziamento: se non avessi conosciuto, tramite la zia stordita, il buon Bako (questo è il suo post), forse ero ancora qua ad aspettare l'occasione giusta e a raccontarmi che magari, forse, probabilmente, l'anno prossimo.
E invece no.
Perché le pazziate, se sei da solo non trovi il coraggio di farle, ma se invece le condividi con qualcuno, metà del lavoro è fatto.

Era già qualche mese che stavo organizzando, ma per scaramanzia non ne avevo ancora scritto sul blog. Mesi in cui avevo diminuito i chilometri di corsa, aumentato le uscite in bici (soprattutto cercando di lavorare sulla velocità) e iniziato ad andare a nuotare in pausa pranzo nella piscina da 50 metri.
Mesi in cui prendevo coscienza dei miei tempi assoluti, ma in cui avevo la grossissima incognita di come avrei affrontato le due fasi di transizione nuoto/bici e bici/corsa. Diciamo che alla vigilia pensavo di valere un tempo compreso tra 1h 20' e 1h 15'.
E alla fine come è andata?
Partiamo dall'inizio e facciamo la telecronaca differita di una giornata lunghissima ma piena di soddisfazione.

Partenza alle 7 da Lodi a casa di Bako e viaggio tranquillo (in una giornata comunque da bollino nero) fino a Parma. La prima ora la passiamo tra ritiro pacco gara e perlustrazione del campus e della piscina. Con la speranza in fondo all'anima che il meteo si dimostri clemente, visto che il cielo si era coperto.
Ore 9 apertura della zona cambio, e qui l'ansia comincia a salire: avrò pensato a tutto? non ho dimenticato qualcosa? non è che nel momento più importante mi incarto in qualcosa e perdo tempo prezioso solo perché non ho pensato a quel particolare?

Lo zen e l'arte della preparazione del T1

Alle 10 chiude la zona cambio e i giudici ci cacciano. E qui comincia un periodo di noia e tedio, accompagnati da pessimismo e fastidio. Sì perché essendo la frazione a nuoto in piscina, i circa 300 partecipanti sono stati divisi in batterie: prima batteria donne, seconda atleti top e via via gli altri fino alla nona batteria: quella degli amatori; la mia.
E non ti passa più, perché nel frattempo il cielo si era completamente sgombrato e la temperatura era salita a livelli infernali. E intanto vedi la batteria di quelli forti, con gente che nuota sul serio e escono dalla piscina in 8 minuti. E ti deprimi.
Ma l'attesa alla fine finisce e, all'una e un quarto circa, parte anche la nostra batteria dei neofiti.
Nella piscina da 25 metri siamo in sette per corsia (praticamente una tonnara) ma a parte l'agitazione del momento che mi fa scordare addirittura di far partire il cronometro, mi sembra di essermela cavata abbastanza bene, e esco dalla piscina come secondo della mia corsia, dopo alcune manate involontarie che dai e ricevi nelle fasi di sorpasso e virata.
Usciti dalla piscina devi correre per circa 200 metri bagnato a piedi nudi cercando di non scivolare per arrivare in zona cambio e prepararsi per la bici. Nell'ordine bisogna togliere cuffia e occhialini, indossare maglietta, casco, occhiali, calze e scarpini. Per poi correre un centinaio di metri con la bici in mano e le scarpe con i tacchetti. Deve essere una sensazione molto simile a quella che provano le donne quando camminano con il tacco dodici.

La frazione in bici è una di quelle in cui la scia è consentita, ma quando parti nell'ultima batteria le possibilità di trovare un treno a cui attaccarti sono pari a quelle che hai di trovare un onesto in parlamento. E quindi, in perfetta solitudine, comincio a spingere sui pedali e le gambe rispondono bene, tanto che mi porto su medie di tutto rispetto e punte oltre i 40 km/h. Supero molti atleti, e addirittura uno mi si attacca alla ruota, e molto onestamente mi chiede se può approfittare, anche se di darmi il cambio non se ne parla. Evabbè.
Ritornati alla base altro cambio, scarpe da corsa e via per quella che pensavo la frazione con meno problemi: la corsa. Cosa vuoi che sia per un maratoneta correre 5 km? Bè, in condizioni normali è praticamente una passeggiata, ma alle 2 dell'inizio agosto è stata una sofferenza. C'erano alcuni passaggi in mezzo a strade sterrate al sole in cui mi ha abbandonato la voglia di vivere. Per fortuna c'erano gentilissimi ragazzi dell'organizzazione che, a richiesta, ti colpivano con secchiate d'acqua (attività che, secondo me, regala anche alcune soddisfazioni). Ma alla fine anche in questa frazione ho superato alcune persone e recuperato molte posizioni.

All'arrivo ero stordito e felicissimo.
E assetato.

Indossare un numero ti da' la carica,
ma se te lo tatuano ...
Visto l'orario, io e Bako abbiamo deciso di prendercela con comodo e quindi ristoro, sistemazione delle bici, doccia bella fresca di una lunghezza vergognosa e, lusso infinito, un ottimo e gigante piatto di pasta alla premiazione.
E le sorprese non sono ancora finite, perché mentre mangiavamo tranquilli, sentiamo lo speaker che annuncia il terzo posto tra gli amatori del mio collega, che si guadagna pacco premio e la foto sul podio. EVVAII!

A casa con calma su internet rilevo i miei tempi:
nuoto + T1: 16' 03"
bici + T2: 31' 26"
corsa: 21' 13"
Totale: 1h 08' 42"

Tempone che alla vigilia mi sarei solo sognato, a quarantadue secondi da Bako e quindi al quarto posto tra gli amatori (su 34), 26° nella mia categoria di età (su 50) e 155° assoluto (su 318).
Spettacolare!

Considerazioni finali: un triathlon sprint, anche se è più breve, è molto più faticoso di una mezza maratona, ma anche molto più divertente.
Ci riproverò sicuramente, e l'obbiettivo è di aumentare le distanze.

Un'altro punto a favore della multidisciplina: le ragazze del triathlon sono mediamente notevoli!

Niente da fare: anche nello sport, meglio in tre!


EDIT: sul blog del Gruppo Ciclistico Amatoriale a.s.d. Sant'Angelo Edilferramenta, si può leggere anche un mio post alternativo sulla gara. A questo indirizzo.

domenica 5 agosto 2012

Ecco cos'era!

Vi ricordate? Non era un reggicalze, e neanche un cinturone da cantiere.
Ma era un'attrezzatura sportiva.


Per la precisione un elastico per fissare alla cintura il numero di gara, come si vede da questa foto scattata oggi pomeriggio.
Perché se uno corre a piedi bastano le spille per fissare il pettorale alla maglia, ma quando uno è un TRIATLETA ha delle esigenze diverse.

Però stasera sono troppo stanco per scrivere il resoconto della mia nuova impresa sportiva.
Ora vado a dormine, ripassate domani, ok?

venerdì 3 agosto 2012

Mario, l'atleta

Che un bambino di età prescolare e senza fratelli con cui giocare sviluppi nella sua mente la fantasia di un amico immaginario, penso sia abbastanza normale. Ma nel nostro caso l'amico immaginario non è, chessò, un coniglio gigante invisibile (tipo il pooka Harvey o il ben più inquitante Frank), o una tigre antropomorfa (come il fenomenale Hobbes).

L'amico immaginario del bimbo si chiama Mario e fa l'atleta.
Di molti sport.

Primo avvistamento: Giro d'Italia. (Mario Wiggins)
Guarda papà, quello è Mario!
Mario? E chi è Mario?
Mario è il mio amico, quello che va in bicicletta!
... a sì? e qual'è Mario di quel centinaio che stanno andando in bicicletta?
E' quello con il casco!

Secondo avvistamento: Europei di calcio. (Mario Balotelli).
Forza bimbo, facciamo il tifo insieme per l'Italia. FORZAAA!
BRAVII!!!
FORZA ITALIA!!!
Papà, adesso Mario fa il gol!!!
... Ma chi, Mario Balotelli?
Sì, il mio amico Mario Patelli!

Terzo avvistamento: staffetta 4x200 sl uomini alle olimpiadi. (Mario Phelps)
Bimbo, guarda che bravi, come nuotano veloci!
Anch'io nuoto così con la testa sotto.
Secondo te chi vince?
Il mio amico Mario è il più veloce di tutti!

Ora, la domanda è: ma da dove viene Mario?
Magari è la proiezione del suo inconscio, una manifestazione di creatività.
O magari, più semplicemente, c'è un cartone animato in cui il protagonista ha un amico che si chiama Mario ed è uno sportivo.
Per risolvere il mistero devo sperare in un colpo di fortuna come per il Sicaò o per la lingua al prosciutto!

mercoledì 1 agosto 2012

Rocchenrooollll

Tre anni è l'età in cui normalmente un bimbo cominica a dominare il linguaggio.
Ma per linguaggio non si intende solo la parola; la conversazione è fatta anche di messaggi non verbali di cui noi italiani dovremmo essere grandi maestri (l'arte di farsi capire a gesti).

Di questa categoria il bimbo ha imparato alcuni rudimenti importantissimi, tra cui il modo per dimostrare entusiasmo. Quindi ricordiamo il FIKO e la sua versione più strong che vado adesso a presentarvi.



Naturalmente è stata colpa mia, che incito il bimbo all'ascolto dei Guns n' Roses.
Per la gioia della mamma che teme di ritrovarselo metallaro a 16 anni.