venerdì 27 settembre 2013

Un genitore quasi perfetto I


Le tue letture sono abbastanza monotematiche.
Fumetti, romanzi di fantascienza, fumetti, racconti horror, fumetti, libri di running, fumetti, storie di avventura.
E ogni tanto qualche fumetto.
Ma qualche mese fa hai fatto un acquisto che mai avresti pensato fino a qualche anno fa.
Complice una di quelle lodevoli iniziative editoriali (in questo caso del Corriere), quando hai saputo che la collana in edicola si sarebbe chiamata La Biblioteca dei Genitori, hai deciso che ti saresti buttato sulla saggistica. Ma però senza esagerare. Infatti ti sei fermato alla prima uscita.

BIBLIOTECA DEI GENITORI diretta da Gustavo Pietropolli Charmet.
Vol. 1 - UN GENITORE QUASI PERFETTO di Bruno Bettelheim
Edizione speciale su licenza per Corriere della Sera.

E' stato un ottimo acquisto, che ti ha dato una serie di spunti di riflessione per quel percorso di genitorialità consapevole che hai intrapreso e a cui tieni molto.
Questo libro lo stati centellinando. Lo leggi quando hai un momento in cui puoi concentrarti e permetterti di leggere e rileggere qualche pagina fino a coglierne il senso. Addirittura ti sei messo a sottolineare e a prendere appunti con la matita, come non ti capitava dai tempi dell'università. Ne hai letto finora circa la metà (stai parlando di un poderoso tomo di circa 500 pagine) e ora vuoi provare a riportarne qui i passi per te più interessanti e le tue considerazioni a riguardo.

Il titolo suggerisce che, per una buona educazione dei propri figli, non bisogna cercare di essere dei genitori perfetti, né tanto meno aspettarsi che lo siano, o che lo diventino, i nostri figli. E' invece alla portata di tutti essere genitori passabili, vale a dire essere genitori che educano bene i figli. Occorre però che gli errori che commettiamo nell'educarli (errori il più delle volte dovuti semplicemente all'intensità del nostro coinvolgimento emotivo) siano più che compensati dalle molte occasioni in cui ci comportiamo in modo giusto con loro. Scopo di questo libro è aiutare i lettori a essere genitori passabili.

Titolo: un genitore quasi perfetto. Sottotitolo: capire noi stessi per capire i nostri figli.
Partendo da queste intenzioni e da queste premesse il target è già altissimo, anche se l'obbiettivo non è la perfezione. Si parla di errori educativi e del fatto che l'unica colpa del genitore sia il suo coinvolgimento. Altre volte hai detto che lo sbaglio è in effetti inevitabile, dando la colpa più alla stanchezza, che a volte ti fa diventare superficiale e disattento. Ma il messaggio più utile che puoi trarre da queste parole è che non è possibile la perfezione, ma a conti fatti non è neanche necessaria.


I genitori ritengono che il loro compito consista del "capire" il bambino, assecondando la sua natura, stimolando le competenze, rispettando il suo stile comunicativo che prefigura il futuro temperamento.
Il genitore che aspiri a costituirsi come "sufficientemente buono" punta a contenere le paure e i bisogni originali del bambino, aiutandolo ad elaborare i propri naturali timori, sviluppando in lui un sentimento di sicurezza personale che lo aiuti a stabilire e far crescere buone relazioni  con la madre e il padre dalle quali attingere il nutrimento necessario alla crescita, che è proprio l'affetto e la protezione dei genitori.

Eliminare le paure e smussare i timori, perchè un bambino sicuro di sè diventerà un adulto consapevole e sereno nelle proprie possibilità.
Ed è bello pensare che l'affetto e la protezione dei genitori siano il suo nutrimento necessario per la crescita.


A rendere ancora più difficile ed appassionante il mestiere di madre e di padre concorre la necessità di capire come possano essere trasmessi norme e valori indispensabili lungo un percorso educativo che si ripromette di non suscitare paure eccessive e di non innalzare troppo il livello del conflitto tra genitori e figli.
Riuscire a farsi obbedire per amore e non per paura di drastici castighi potrebbe essere il motto dei nuovi genitori, convinti che lo scopo dell'educazione debba essere aiutare il figlio a diventare un soggetto etico, libero, felice di rispettare le leggi e i valori condivisibili della società in cui cresce, ma dotato di elevata capacità critica e di autonomia di giudizio.

Questo è il sacro graal del rapporto padre-figlio. La perfezione consiste nel non dover imporre le proprie decisioni al figlio, ma essere in grado di spiegargli il perchè di quello che tu vorresti e riuscire a convincerlo di avere ragione. Ma questa interazione è talmente rara da sfiorare il mito. Un bambino per sua natura ragiona in modi molto diversi da quanto fa un adulto: percepisce solo il suo benessere immediato e non vede altre alternative. E quindi il più delle volte si è costretti ad imporre il proprio volere di adulti in contrapposizione al volere del bambino. Dovrai lavorare molto in questa direzione.
Ma il concetto da portare a memoria è quello dell'ultima frase che, in maniera semplice dà la definizione di educazione. Cosa vuol dire educare bene un figlio? Insegnargli a chiedere per favore quando vuole qualcosa? Troppo poco.
Educare un figlio significa aiutarlo a diventare un soggetto etico, libero, felice di rispettare le leggi e i valori condivisibili della società in cui cresce, ma dotato di elevata capacità critica e di autonomia di giudizio.
Una frase da tatuarsi addosso.


Che cosa occorre per allevare bene i nostri figli, per allevare cioè dei figli che magari non faranno necessariamente una buona riuscita agli occhi del mondo, ma che, riflettendoci, si sentiranno contenti di come sono stati allevati e contenti, tutto sommato, di quello che sono, nonostante gli inevitabili difetti, di cui peraltro nessuno è privo?
Il fatto di crescere in una famiglia dove i rapporti dei genitori tra loro e con i figli sono improntati a intimità ed onestà, rende questi ultimi capaci di formare a loro volta durevoli e soddisfacenti rapporti di intimità con gli altri, rapporti che conferiscono un senso alla vita propria ed altrui.

Infine, come si fa ad educare bene i figli nel senso che si è detto prima? Uno degli ingredienti è farlo crescere in un ambiente in cui i rapporti siano sereni. Se madre e padre sono sereni tra di loro e onesti nella loro relazione, il bambino crescerà senza timori e paure, in modo da poter formare a sua volta rapporti limpidi e soddisfacenti.
Qui fortunatamente sei avvantaggiato.
Te e la biondina vi amate. E il bimbo lo sa.

... continua ...

lunedì 23 settembre 2013

Pillole di saggezza 8

Rock and Roll all night!
Premessa: qualche sera prima eravate stati ad una festa della birra a sentire un concerto di una cover band locale.
Bimbo, stasera usciamo a mangiare con tutti e quattro i nonni.
E andiamo al ristorante o in pizzeria?
No, c'è una festa all'aperto in un campo, e fanno anche da mangiare.
... come l'altra sera?
Si, come alla festa dell'altra sera dove c'era quel gruppo che suonava.
Quindi andiamo a sentire in Rocchenroll?!!?
... no, a dire la verità suonano il liscio ...
Ma uffa, io così mi annoio!!!

Fuochi d'artificio
Premessa 1: davanti a casa vostra in questi giorni stanno facendo dei lavori di sistemazione dei marciapiedi, e la mattina e il pomeriggio giù di martello pneumatico.
Premessa 2: una sera, mentre eravate tutti nel lettone, si sentono in lontananza i botti dei fuochi d'artificio.
Uffa ... perché fanno tutto questo rumore?
... ma bimbo, secondo te che rumore è?
Sono i signori che stanno costruendo il marciapiede, ma adesso lavorano anche di sera? Ma non vanno mai a dormire?


Matematica non euclidea
Papi, lo sai cosa fa bi più a?
... cosa scusa?
Lo sai cosa fa B+A? E' una matematica ...
No, sono curioso di saperlo ... cosa fa B+A?
Ma è facile: fa sette!

mercoledì 18 settembre 2013

Raduno Bandistico - Monterosso (SP) 07/09/2013

Poteva essere una di quelle gite al mare in giornata giusto per fare un bagnetto alla fine della stagione estiva. Oppure una di quelle gite di trekking che facevate da giovani te e la biondina. Come quella volta che siete partiti da Riomaggiore e vi siete fatti tutto il sentiero in parte montano e in parte litoraneo che attraversa le cinque terre fino a Monterosso e siete tornati in treno. Cinque ore di camminata stupenda insieme al cane. Chissà quando riuscirete ancora a rifarla, e la prossima volta ci portate pure il bimbo.
Invece siete andati al mare per suonare con la banda. Cosa piuttosto singolare.

Comunque, dopo la falsa partenza dell'anno scorso, dove eravate stati invitati ma alla fine la manifestazione non si è tenuta per colpa (tra le altre cose) dell'alluvione del 25 ottobre 2011, quest'anno la banda del tuo paesello è tra gli invitati della giornata di musica bandistica.

Per la trasferta la banda ha organizzato due pullman per la Liguria: uno per i bandisti e uno per gli accompagnatori, perché con la scusa di accompagnare figli, amici e parenti, molta gente ha deciso di farsi la gita al mare. La biondina scherzando, ma non troppo, ha paragonato la cosa alla gita dell'INPS di Fantozzi va in pensione. Voi invece, che con il bimbo sareste stati un filo scomodi, decidete di restare autonomi e vi fate il viaggio in macchina. Con il senno di poi ringrazi per la scelta, perché al di là del discreto sbattimento di guidare sia all'andata che al ritorno, fare gli ultimi venti chilometri in pullman con quelle stradine infami avrebbe messo a dura prova la tua resistenza e il tuo stomaco.

La mattinata passa tranquilla tra una passeggiata e un paio di orette in spiaggia. Perché la giornata calda e soleggiata lo permetteva, anzi lo imponeva. La spiaggia già la conoscevi, sapevi che era la più balneabile delle cinque terre (nel senso che le altre quattro praticamente sono a picco sulle rocce) e il mare era abbastanza limpido (non è certo CalaBrandinchi), quindi un bagnetto tu e il bimbo lo avete fatto volentieri. L'alternativa sarebbe stata una gita sul battello alla scoperta della costa, ma a te i battelli in generale danno fastidio e non sapevi come avrebbe reagito il bimbo a rollio e beccheggio, e quindi avete fatto  una volta di più gli asociali e avete abbandonato buona parte della compagnia.

Dopo aver pranzato ospiti dell' organizzazione della festa in un ristorantino fronte mare (menù senza infamia e senza lode, ma eravate lì per suonare, mica per riempirsi la panza) torni alla macchina per cambiarti e la caldazza delle 2 di pomeriggio mette te e i tuoi soci in apprensione. Infatti la prima mezz'ora che comprendeva inquadramento, organizzazione delle bande e primo tratto sul lungomare è stata una sauna infernale, considerato che fino a dieci minuti prima eri in sandali e bermuda.
Poi siete entrati nel centro storico e nelle piccole stradine passava una leggera brezza di mare che rendeva tutto più piacevole. Ma qui si è presentato il non semplice problema tecnico dell'esigua larghezza dei vicoli. Passare da un inquadramento a file di quattro a un inquadramento a due è molto complicato e pericoloso, perchè il suono si disperde troppo e con una banda così lunga si rischia che mentre i primi clarinetti sono alla fine della marcia, i bassi in fondo sono a metà pezzo. Ma ve la siete cavata abbastanza bene (anche a detta del pubblico presente) e avete fatto la vostra porca figura.
Arrivati poi nella piazza principale, assieme alle altre quattro bande, avete eseguito l'inno di Mameli (la canzone della banda, per la gioia del bimbo) e un'altra marcia brillante in un totale stimato di 200 musicisti.
Una cosa che non ti era mai capitata e che ti ha emozionato molto.

Infine avete proposto al pubblico un piccolo concerto dal palco centrale. Poco più di una mezz'ora dove avete suonato sul palco coperto allestito per l'occasione di fianco al porticciolo.
Questo è stato il momento perfetto della giornata: suonare di fianco al mare, all'ora dell'aperitivo, con il sole che calava dietro le montagne. Aggiungiamoci la soddisfazione tecnica di suonare in 44 (mica tutti del tuo paesello, si ringraziano le bande degli altri paesi che sono venuti a farci fare bella figura) che è una cosa che difficilmente ti capita e ti ricapiterà.
Ti è sembrato inoltre di notare un discreto apprezzamento da parte del pubblico presente. Soprattutto sei convinto che la grande quantità di stranieri abbia apprezzato la parte dedicata a Verdi: Traviata, Rigoletto e Aida sono tra le cose italiane più conosciute e apprezzate al mondo.
Quando mai si è vista la benda di San Colombano così numerosa?

Ci sarebbe da aggiungere qualche nota prettamente tecnico-bandistica.
Come il fatto che hai scoperto che alcune bande, come le due liguri presenti, sfilano senza marciare. Che per te è una cosa impensabile, ma il maestro ti ha spiegato che questo è dovuto alla difficoltà dei percorsi cittadini: provaci te a marciare quasi sempre in stradine strette e in salita.
Oppure il fatto che hai avuto la conferma definitiva che la banda con le majorette non ti piace molto: le giovani ragazze dovrebbero portare allegria, ma a te trasmettono imbarazzo.
Oppure il fatto che esistono bande con davanti una sezione infinita di percussioni: tamburi, rullanti e una batteria quasi completa montata su una struttura semovente.

Bella esperienza.
Piuttosto impegnativa dal tuo punto di vista, e quindi da rifare con parsimonia, ma bella.

lunedì 16 settembre 2013

Sessista

All'asilo, oltre a tante cose belle più o meno normali (cose come disegnare, colorare, cantare, ecc) si impara anche a stare al mondo. Si impara a relazionarsi con le persone. Si imparano le meccaniche sociali che si porteranno anche nella vita adulta e che formeranno il tuo bagaglio di educazione,

Nell'anno passato all'asilo e in quest'estate prima della nuova stagione scolastica il bimbo ha imparato ed è convinto di una cosa: maschio è migliore di femmina.


Lui è nella fase in cui la differenza di genere è data dagli atteggiamenti, dai gusti, dalle preferenze.
Per lui a tutte le femmine piace il rosa, giocano con le bambole, hanno i capelli lunghi e sono chiacchierone.
E basta! Non c'è alternativa. Non è pensabile che ad una bambina non piacciano le barbie o che non le piaccia vestirsi di rosa.
E allo stesso modo non è nemmeno pensabile che a lui o ai suoi amici maschi non piaccia giocare a pallone, o parlare di dinosauri o correre con le macchinine giocattolo.
Inoltre in classe lui e i suoi amici hanno sviluppato un atteggiamento verso le bambine che si potrebbe definire quasi di superiorità.

Papà, oggi all'asilo abbiamo giocato in cortile a pallone.
Avete giocato tutti insieme con i tuoi amici?
No, non tutti! Lo sai che le femmine non sono brave a giocare a pallone!
Ma cosa dici? Forse non gli piace, ma non è che non sono brave!
No, no papà ... le femmine non sono proprio capaci!

E tra di loro ci tengono a questa differenziazione e cercano in tutti i modi di rimarcarla, anche con delle trovate molto fantasiose.
Ma bimbo, guarda cosa hai combinato con gli strappi delle scarpe. Mettili a posto!
Ma papà, così sono giuste!
Allora chi ti ha insegnato ad allacciarli incrociati?
I maschi grandi dell'asilo. Noi maschi dobbiamo allacciarle così, mentre le femmine le devono allacciare normali.
Pena, immagino, ostracismo sociale e/o atti di bullismo!

E questa bizzarra consapevolezza il bimbo l'ha portata anche a casa, dove si possono assistere a casi di segregazione famigliare.
Bimbo guarda, la mamma e la nonna sono entrate in quel negozio, andiamo con loro.
No papà, lasciale andare da sole le femmine, che con loro ci annoiamo!

O ancora.
Ma la mamma e la zia dove sono?
Guarda bimbo, erano dietro di noi mentre passeggiavamo, arrivano subito.
Uff ... queste femmine, quando si mettono a chiacchierare non la finiscono più.

O piu semplicemente, se voi due siete insieme e la mamma si lamenta di qualcosa, lui ti guarda con aria complice e con fare cospiratorio sussurra: ... eh, queste femmine ... quanta pazienza ... per rimarcare la tolleranza che voi poveri maschi dovete praticare per convivere con questi esseri alieni.

Poi passerà.
E quelle cose che ora lui guarda con superiorità e distacco, cominceranno a destare la sua attenzione. Poi diventeranno uno dei suoi più importati centri di interesse. Fino a sfociare in quell'ammirazione tormentata che si prova negli anni della adolescenza e della giovinezza.

Per poi, arrivato sulla soglia dei quarant'anni, farà come suo padre: pensando a sua moglie dirà:  ... eh, queste femmine ... quanta pazienza ... 

E il cerchio si chiude.

lunedì 9 settembre 2013

Nightmare

Svegliarsi nel cuore della notte per colpa di un brutto sogno e trovarsi nel buio a piangere.
Una cosa che non ti capitava più dall'81.
E che ti è capitata l'altra sera.

Efficace rappresentazione dell'angoscia

Qualche giorno fa hai incontrato un tuo storico amico carissimo, e a cena -tra le altre cose serie e le cazzate- ti ha aggiornato sulla sua situazione famigliare: sposato da qualche anno (ma era già qualche tempo che il matrimonio non funzionava molto bene) a partire da quest'estate vivono separati.
Lui ora ne parla con lucidità e rassegnazione, ma ti ha raccontato dello sgomento, della frustrazione e della perdita di punti di riferimento che lui fino a qualche tempo fa considerava inamovibili e che ora si ritrova a doversi reinventare.
Chi ti conosce lo sa (e chi non ti conosce ma legge quello che scrivi qua su lo sa uguale): per te la famiglia in generale e la tua biondina e il tuo bimbo in particolare sono le cose a cui tieni di più nella tua vita.

Questi discorsi, a cui aggiungiamo qualche vaffancuore che negli ultimi tempi vi siete lanciati te e la bionda (niente di eclatante, tutto in media) e la peperonata della sera prima, hanno avuto sul tuo subconscio un effetto devastante. Come ti capita da una vita il sogno di preciso non te lo ricordi, ma hai ancora adesso chiaro di cosa si trattava: tu e la biondina non stavate più insieme. Il bimbo ti sembra che non fosse contemplato in quella realtà parallela (ti piace pensarlo come un messaggio positivo: lui non si tocca!), ma la tua famiglia era esplosa.

Ti sei svegliato con un nodo alla gola e nel buio ti sei seduto sul letto. La biondina era lì sdraiata accanto a te e dormiva tranquillamente, ma, anche se eri abbastanza sveglio, non riuscivi a scrollarti di dosso quella brutta sensazione. Per cercare di sciogliere quel nodo e ricominciare a respirare normalmente vai in cucina a bere un po' d'acqua direttamente dalla bottiglia del frigo. E mentre sei lì che cerchi di affogare i brutti pensieri, nel buio ti senti toccare un braccio e fai un salto di tre metri. La biondina si era svegliata ed era venuta in cucina a vedere cosa non andava, se tu stessi bene.
A quel punto non ce l'hai fatta più. Lo spavento notturno e l'angoscia in cui ti aveva precipitato il sogno (è il termine più esaustivo: angoscia vera) ti hanno fatto regredire a quando avevi sette anni e avevi bisogno di essere tranquillizzato sul fatto che tutto andava bene.
Hai abbracciato la biondina nel buio e ti sei messo a singhiozzare.

Forza, visualizzate la scena e ridete di gusto.
Un cristone di quasi quarant'anni, grande, grosso e possente, che piange in piedi in una cucina buia abbracciando sua moglie. E spaventandola a morte, va detto.

Mio dio. Ma cosa è successo? perchè piangi?
Biondina abbracciami ti prego, ho fatto un bruto sogno ...
Dimmi, cos'è successo?
... ho sognato che non ci amavamo più ...

Naturalmente è stato solo un attimo, e dopo esserti ricomposto (e dopo aver digerito la peperonata), sei tornato ancora a letto passando poi il resto della notte abbracciato alla biondina.



Ora, non è che morivi dalla voglia di raccontare questa cosa sul blog, anche perché da oggi probabilmente chi ti conosce ti guarderà con occhi diversi e penserà: questo è quello che ha paura dei sogni e poi si mette a piangere di notte come un bambino, ma ho voluto scriverlo per un duplice motivo: principalmente come seduta di autoanalisi, successivamente come enorme scongiuro mediatico.
Di solito si dice che se sogni la morte di qualcuno, gli allunghi la vita.
In questo caso sognare la morte di un amore sicuramente lo ha rafforzato.

martedì 3 settembre 2013

Amore per gli animali

Sottotitolo: come è possibile dichiararsi amante degli animali e nello stesso tempo essere carnivoro, amico della caccia e non contrario all'utilizzo di cavie da laboratorio.


Vivi in un piccolo paese della provincia sonnacchiosa, nel bel mezzo della pianura padana.
Prima vivevi in un paesino ancora più piccolo.
Anzi, in una piccola frazione del paesino piccolo.
Anzi, in una piccola cascina fuori dalla frazione al di fuori del paesino.
E questo fatto ti qualifica come un contadinotto grezzo. Oltre al fatto di averti fatto crescere in mezzo agli animali.

Da quando hai memoria, la tua vita è stata circondata da animali da compagnia. C'è stato una prima fase in cui la tua famiglia abitava in una piccola casa di cortile in affitto, ma dopo pochi anni ti sei trasferito stabilmente al campo, nella casa in cascina di fianco ai tuoi nonni. E allora come adesso quel posto è abitato, oltre che da cristiani, da mucche, capre, conigli, cani, gatti, tutti i tipi di uccelli da aia immaginabili, cavalli e maiali.
Forse per questo motivo ami profondamente gli animali e la natura.
Ma di un amore che alcuni potrebbero definire superficiale e distratto, ma che tu ami definire rispettoso.
... e questa va spiegata perché scritta così sembra una gran cavolata.

Al giorno d'oggi la cultura occidentale è intrisa di buonismo e politically correct in tutti i campi. Nel campo specifico, cioè quello del rapporto uomo-animale, il sentire comune dell'intellighenzia progressista vorrebbe l'uomo moderno animalista a tutto tondo: antivivisezionista, schierato apertamente contro la caccia e contro l'allevamento di animali da pelliccia, vegetariano.

Vivisezione
La vivisezione intesa come concetto non ti fa gridare allo scandalo: è uno dei mali che devi sopportare per poter avere tante cose belle e utili (anche indispensabili come alcune cure mediche). Certo, spesso si esagera, e si usano metodi troppo sbrigativi e invasivi per cose che non lo meriterebbero assolutamente, solo perché magari l'alternativa è troppo costosa. In quest'ottica è in effetti necessaria una normativa (mondiale) che indichi in quali campi l'utilizzo di cavie vive è eticamente sopportabile e in quali è vietato. Robetta da niente: immagini che ci siano delle pressioni economiche enormi in ballo, ma al di là della difficoltà oggettiva della cosa, pensi che questa sia la strada giusta.

Caccia
Sei figlio, nipote da parte di nonno, nipote da parte di zio, genero e amico di cacciatori. Questo ti porta dalla parte dei cattivi. Forse al giorno d'oggi non è corretto parlare di sport. Forse è esagerato parlare di arte. Però la caccia (sia quella che viene intesa dalle tue parti: fagiani e lepri, sia quella più "esotica": cinghiali e altri grossi mammiferi) è un pezzo di storia, di cultura e di tradizioni che non vorresti mai veder scomparire. Capisci la passione, il lavoro e la cura che ci mettono questi cacciatori, ma soprattutto apprezzi il lavoro e la dedizione atavica dei cani. Ci ha provato tuo padre, quando eri giovane, a portarti nei campi con il cane la mattina presto, ma non hai apprezzato molto e lui ha avuto il buon gusto di non insistere.

Allevamenti animali
Fino al 1980 circa al campo dai nonni c'era un allevamento di vacche da latte. Ora ci sono solo un paio di bovini da carne "uso personale". Ora c'è un maialino che è lì solo per compagnia, ma decenni addietro si macellava il maiale. Ora naturalmente il cavallo da lavoro non esiste più, e la cavallina Daisy passa la sua vita pacifica tra la stalla e il campo a brucare. Esistono e sono sempre esistite galline, conigli e capre, che vengono macellati sul posto da mio padre, mio zio e i miei nonni prima di loro (ma non facciamolo sapere all'USL). Hai assistito personalmente (anche se non hai mai preso parte attiva) alla macellazione di tutti questi animali, compresi bovini di due tonnellate in anni recenti e i maiali ai tempi di tua nonna. E di questi momenti in particolare hai ricordi vividi. Parli degli anni settanta/ottanta e il maiale lo si ammazzava direttamente in cortile, per sgozzamento, e se da una parte ti vengono in mente le grida della povera bestia, dall'altra ti ricordi un'aria quasi di festa dai tuoi nonni. Ricordi tutta la gente che veniva in cascina quel giorno, i macellai, gli amici, i vicini curiosi. Ricordi l'eccitazione di tua nonna e il risotto con la pasta di salame freschissima. Forse per questo potresti essere individuato come un retrogrado nostalgico: certo, quelli erano altri anni, era la generazione uscita dalla guerra che non aveva niente da mangiare, al giorno d'oggi non abbiamo più bisogno di uccidere per vivere! Vero in parte: non avete più bisogno di uccidere per sopravvivere, ma anche qui c'è un discorso di identità e di cultura. Ecco, forse dovresti darti una regolata e mangiare meno carne, ma più per un problema di salute che di etica animale.

Riassumendo, apprezzi e ti ispiri all'amore e al rispetto che potrebbe avere tuo padre o tuo nonno per gli animali. Quel rapporto di gratitudine e devozione che portava tuo nonno ad uccidere quella mucca che aveva visto crescere (e a cui si era affezionato) per mangiarsela, ma che gli faceva dire:
Prima mangia le bestie, quald lur ien apost, mangia i cristian.
Prima bisogna accudire e dar da mangiare agli animali, solo dopo che loro sono a posto, allora puoi riposare e mangiare a tua volta.