martedì 31 dicembre 2013

Il vento dolce di Natale

Del momento più emozionante del Natale hai appena parlato.
Ora bisogna riportare uno dei momenti più divertenti passati ultimamente: il balletto della biondina.
Le maestre, aiutate da alcune mamme e nonne sprint, hanno inventato anche quest'anno lo spettacolo di Natale per i piccoli ospiti dell'asilo.

Altra mezza giornata di ferie nella settimana più incasinata dell'universo lavorativo, ma non è minimamente pensabile non esserci.
La giornata inizia con un drastico cambio di programma, che poteva avere conseguenze anche più pesanti: nella notte aveva preso fuoco (causa cortocircuito) il presepe all'ingresso. Appena arrivato ti era sembrato strano che ti facessero entrare da un ingresso secondario e che lo spettacolo fosse preparato nella palestra della scuola, e non nel salone principale con il palco. Bell'auspicio.

Ma fortunatamente si può cominciare senza problemi lo spettacolo e, accompagnati da tre nonne che fanno da voce narrante, salgono sul palco in successione i vari gruppi di balletti.
Alla biondina quest'anno è toccato fare il vento.
Cioè, che detta così sembra brutta, ma semplicemente interpretavano il vento dolce di Natale che spazza via le cose cattive. Dopo il balletto delle feste in Australia, ma soprattutto dopo il cacao meravigliao, la biondina non era molto entusiasta di questa rappresentazione poco "movimentata", ma ha dovuto accodarsi all'andazzo generale che vedeva tre mamme incinte su otto. Invece il risultato è stato molto apprezzato.



Gli abiti di scena erano molto belli, l'organizzazione impeccabile, le musiche originali e l'effetto complessivo decisamente azzeccato. E l'immancabile canzone finale con tutte le mamme impegnate è stata una piacevole sorpresa: un pezzo classico nei temi e nell'impostazione eppure moderno.


Il bimbo era in prima fila, seduto in mezzo ai suoi amici e ha riso, applaudito e cantato.
Il papà era in fondo alla sala, con la reflex, e riso, applaudito e cantato.
La mamma invece era sul palco e ha sorriso, ballato e cantato.

Grazie biondina per averci fatto divertire.

sabato 28 dicembre 2013

La felicità è la recita di Natale

Il momento più bello del Natale di quest'anno per te è arrivato una settimana prima della vigilia.
Più precisamente alle due di pomeriggio di martedì 17 dicembre, mentre iniziava lo spettacolo di Natale delle classi verde e gialla dell'asilo.

Come l'anno scorso, la recita del bimbo è stata preceduta nelle settimane di preparativi e da scarse e lacunose informazioni su ruoli, canzoni e poesie. Alla fine sapevi solo che avrebbe interpretato la renna di Babbo Natale, ma non si era minimamente sbottonato sulla canzone che avrebbe dovuto cantare. Quando magari da solo lo beccavi a canticchiare qualche motivetto, ti diceva sempre che era o la canzone dei suoi amici maschi grandi, o delle femmine mezzane, o cose così. Eri arrivato alla recita preparatissimo sui ruoli di tutti gli altri bambini, ma dei maschi mezzani non sapevi niente.
Comunque ti prendi una bella mezza giornata di ferie e armato della reflex prestata dalla zia stordita ti presenti all'asilo assieme alla biondina e a tutti e quattro i nonni.
Subito nella sala si respira aria di festa.
Tutti allegri e sorridenti.
Le macchine fotografiche e le videocamere si sprecano. E partono tutte già all'apertura del sipario, quando sul palco ci sono solo le maestre a fare gli onori di casa.
Poi cominciano a salire sul palco i bambini piccoli, ed è un coro di hhhooooo, sorrisi e flash. La canzone che cantano naturalmente la sai già.
Poi tocca alle bellissime renne con le orecchie a sventola per colpa dell'elastico che tiene il nasino rosso. Ed ecco svelato l'arcano: si tratta di jingle bells in italiano.



C'è da dire che il bimbo, esattamente dopo la rappresentazione, ha cominciato a cantarla a nastro e ora è una delle hit di casa tua. Insieme alla poesia finale: la filastrocca di Natale, che è diventato anche il tuo augurio ufficiale su facebook.



E poi altri canti, il balletto delle bambine grandi, i bambini piccoli che piangono, il nonno che cede all'abbiocco post pranzo (l'hai immortalato ad imperitura memoria e ludibrio), gli angioletti sul palco con le dita nel naso, Giuseppe e Maria che salgono sul palco ad annunciare la nascita di Gesù bambino (che quest'anno era un pupazzo, che un altro bimbo piccolo bello come quello dell'ultima volta era difficile trovarlo).
Tutto bello bellissimo.
Tanto che hai avuto per due ore buone la faccia da ebete. Quel sorriso assoluto che non ammette turbamenti.
Ricorderai per sempre questi momenti come alcuni dei più felici e sereni della tua vita.

venerdì 20 dicembre 2013

Musica che ti fa star bene

Ogni tanto ti capita.
Di essere a casa a mezzogiorno a mangiare da solo.
Di solito ti imbruttisci di fronte all'unico telegionale che danno alle 12,30: studio aperto. Che è fondamentalmente brutto e stupido: solo cronaca nera, gossip, servizi di costume, ricette e marchettone commerciali incredibili. Evitiamo di commentare i servizi di politica. Però, se gli fai la tara, almeno ascolti qualche notizia del mondo che ti circonda.
Oggi no.

Per puro caso, mentre ti stavi sedendo al tavolo sei capitato sul canale 67 MTV Music, giusto in tempo per la rock top 10. Ora, sono qualche anno che non segui più con assiduità le nuove uscite musicali, e a casa tua non c'è più la televisione fissa sui video musicali (passa in loop peppa pig) ma te la sei proprio goduta.
Delle dieci canzoni passate, alcune non le conoscevi, altri sono state quel viaggio che ti serviva proprio.
Hanno cominciato gli Arcade Fire, con quell'aria indie-fighetto che ti piace molto.
Al nove i Queen of the Stone Age che hai scoperto solo recentemente e che hanno quella fotta dal sapore '90.
Poi hanno passato il nuovo singolo degli Editors, bravi ed eleganti.
Al primo posto c'era il singolo dance-rock dei Linkin Park. E' un genere che ti piace molto, come tutta quella deriva elettronica che è partita a metà degli anni '90 con i Prodigy e che porta fino alla furia di certo dubstep.

Ma le due canzoni che ti hanno incantato sono state, passate in sequenza, Sirens dei Pearl Jem e Tu sei Lei del Liga.
E' quel tipo di rock quieto ed in maggiore che ti fa rizzare i peli delle braccia.
Perchè certa musica, anche in una giornata fredda e piovosa, può scaldarti come il sole di giugno.


giovedì 19 dicembre 2013

Miracolo di Natale

Una storia di dipendenze e di come lo spirito natalizio può sconfiggerle.

Hai voluto aspettare a scriverne sul blog, perchè temevi in una ricaduta che avrebbe vanificato tutto l'entusiasmo e l'impegno per questa cosa. Ma il bimbo è stato bravissimo, e ha resistito stoicamente alle tentazioni per un numero di giorni necessario a farti gridare al successo, anche se immagini la sua durissima lotta interiore contro la scimmia della dipendenza. Gran brutta bestia!

Fino a qualche giorno fa, i migliori amici del bimbo erano due: orso e ciuccio. Hai già parlato di questa cosa e pensi proprio che ne parlerai ancora prossimamente per quanto riguarda orso, che ha raggiunto livelli tali di consunzione da assomigliare sempre più ad uno straccio per la polvere troppo usato.
Ma se per quanto riguarda il pupazzo, tu e la biondina ne avete sempre incentivato l'uso come surrogato affettivo, il ciuccio invece è stato ultimamente molto osteggiato in casa tua.
Perchè non se ne poteva più di quel pezzo di gomma stagionata. Lo ha usato per circa quattro anni perchè non ha mai voluto cambiarlo con uno nuovo. Era diventato vecchio, duro, rugoso e anche tagliato sui lati. Praticamente una colonia di microbi pericolosissimi.
Ma lui era assolutamente contrario all'abbandono, e il ciuccio sembrava assolutamente indispensabile in alcuni momenti della giornata. Per andare a dormire, seduto sul divano a guardare la televisione, in macchina, il bimbo doveva avere quel ciuccio puzzolente. E non c'era niente da fare per fargli cambiare idea.

Poi, il miracolo.
Sabato 07 dicembre, appena finito di fare l'albero e il presepe.

Ma bimbo, sei ancora lì davanti alla televisione con il ciuccio?!?!
such ... such ... such ...
Ma fa schifo quel ciuccio, è pieno di microbi! E poi senti che rumore che fai!! Toglilo che ormai sei grande!!!
such ... such ... such ...
... senti bimbo, adesso ti spiego una cosa. Tu oramai se un mezzano dell'asilo, non dovresti più usare il ciuccio. Anzi, puoi cogliere l'occasione per fare una buona azione!
such ... cosa vuoi dire papà?
Hai visto nel presepe che è nato gesù bambino? Lui è un bambino piccolissimo, e gli farebbe molto piacere avere un bel ciuccio. Potresti regalarlo a lui, poverino.
... si papà, hai ragione!


E, come d'incanto, sono passati dieci giorni e il ciuccio è ancora lì!
Ogni tanto passa lì vicino, ci butta l'occhio e poi se ne va contento.
Una cosa che se te lo dicevano un mese fa non ci avresti creduto assolutamente!
Lui, poverino, si vede che ci sono dei momenti che ne soffre di questa privazione. Non tanto alla sera per andare a dormire, ma soprattutto quando si siede sul divano per riposarsi. Addirittura sembra quasi abbia cambiato carattere e sia molto più vivace, che senza il suo ciuccio ora faccia fatica a rilassarsi. Ma sta passando la fase critica con grande determinazione.
Il papà e la mamma sono stupiti ed orgogliosi!

venerdì 13 dicembre 2013

La santa ceca, ma che ci vede benissimo.

Santa Lucia è una ricorrenza molto democratica: ognuno la interpreta come gli pare.
Nella tua zona si festeggia questa versione di quello che la befana è per altre zone d'italia: c'è questa creatura soprannaturale che nella notte tra il 12 e il 13 dicembre (la notte più lunga dell'anno, secondo la tradizione) viene nelle case a portare doni ai bimbi buoni.
L'iconografia classica (quella che ti ha tramandato la tua famiglia, che anche su questo ci sono varie versioni) parla di una vecchina che si accompagna ad un asinello che trasporta i sacchi con i doni.
E cosa porta stà vecchia? Quando tu eri piccolo la tradizione era: alla sera posavi sul tavolo della cucina due vassoi con un bigliettino con il nome tuo e di tua sorella. Alla mattina li trovavi pieni di dolci (ricordi anche alcune chicche vintage come le sigarette di cioccolato) e qualche piccolo dono: un gioco poco impegnativo, un paio di guanti, un cappellino e cose così. Perchè i doni importanti e i giochi più costosi a casa tua li consegnava due settimane dopo gesùbambino.
Ma per quel ragionamento dell'autodeterminazione, in altre case, sia in paesi più lontani o anche di amici tuoi, i giochi li portava Santa Lucia.

Adesso che è il bimbo il centro dell'universo, come si comporta Santa Lucia?
Prima di tutto c'è da pensare all'asinello, che con tutto quel peso che deve portare in questa notte ha fame e sete. Quindi prima di andare a dormire tutti e tre assieme ieri sera avete acceso una candelina e avete lasciato una ciotola d'acqua e un poco di fieno (per una sorta di captatio benevolentiae).

Cosa dici bimbo? Li mettiamo vicino al tavolo della cucina?
Eh, papà. Ma secondo te l'asinello entra in casa?
Sembra che in questi quasi trent'anni che sono passati la santa è diventata più buona (o forse ha fatto i soldi). Il bimbo deve aver fatto particolarmente il bravo quest'anno, perchè ha ricevuto tantissimi giocattoli di un certo livello. Caramelle, Lamborghini radiocomandata e Power Ranger, di varie dimensioni e fogge. E sai già che anche a Natale si bissa in quanto ad opulenza.

Power Rangers MEGAFORCEEEEEE!!!!!!!

Il bimbo è entusiasta e felice.

Ma anche il papà e la mamma hanno fatto i bravi quest'anno, se la santa donna ha voluto regalarvi  dei guduriosissimi cioccolatini.

Dureranno quanto un gatto in tangenziale!
Ma non è finita, perchè Santa Lucia vi conosce molto bene ... e ha portato anche un regalo che aiuterà a smaltirli, quei cioccolatini: una fornitura completa di prodotti EthicSport.
Che è una roba un po' da matti che pochi potranno capire ... ma a voi piace così!!!


venerdì 6 dicembre 2013

Pazienti

Piccolo campionario di umanità varia che si può incontrare in sole trenta ore di permanenza ospedaliera.

Il ragazzo trentaduenne che smania dalla voglia di fumare, ma deve aspettare perchè non gli hanno ancora dato il permesso di scendere dal letto con le stampelle. Ricostruzione del legamento crociato. Si è fatto male qualche anno fa facendo taekwondo e alla fine ha trovato il tempo e il coraggio di affrontare quest'operazione piuttosto invasiva.
Simpatico e chiacchierone.

Il signore anziano (età stimata75/80 anni) che parla con un importante accento della provincia milanese, accompagnato dalla moglie che invece parla quello che dalle tua parti si definisce il "ciancianese" il dialetto lombardo di quelli che sono nati e vissuti in posti come puglia o calabria. Ha protesi ad entrambe le ginocchia ed è in ospedale già da qualche giorno, con la prospettiva di un operazione che gli risolva i dolori che prova da qualche mese a questa parte. Alla fine però i medici decidono che non gli faranno l'operazione, ti sembra di aver capito anche per colpa di un quadro clinico generale già di per se complicato. Se ne andrà a casa così come è arrivato, con le sue inflessioni in dialetto contadino e le flatulenze chiassose, entrambe fonti di risate per te e la biondina.

Il ragazzino down della camera di fronte alla tua. Età stimata una decina d'anni. Non sai niente di lui, che tipo di operazione ha fatto, quando, quanto tempo è stato in ospedale, ma merita comunque una citazione perchè mentre sua nonna si informava con l'infermiera sull'ora di dimissioni hai sentito che nel pomeriggio avevano il volo per Catania. Dalla Sicilia a Milano per curarsi, con tutto quello che comporta in tempo, soldi e speranza! E' ingiusto che debba succedere.

La signora novantenne con la figlia. Questa vince il premio speciale della critica. La signora ha subito, mentre eri ricoverato anche te, una operazione di cui non sai bene la natura, ma sarà stata sicuramente una cosa piuttosto impegnativa, visto che il tempo previsto in sala operatoria era di circa quattro ore. Ma lo spettacolo era la figlia. Ha passato tutto il martedì attaccata alla madre a recitare il rosario ad alta voce. E già solo questo basterebbe. Ma il culmine è il dialogo che riporti di seguito abbastanza fedelmente. Mercoledì mattina sei in sala d'aspetto del reparto ad attendere il foglio di dimissioni e la figlia sta aspettando mentre la madre è in sala operatoria. Chiede notizie di sua madre a chiunque abbia la sfortuna di indossare un camice e di passare di fronte alla stanza. E continua a sgranare il rosario, anche se stavolta sottovoce. Ma alla fine passa l'infermiere caposala:
- Mi scusi, lei sa come sta mia madre?
- Signora, come le ho già detto prima, io non posso sapere in diretta cosa succede in sala operatoria. E poi deve portare pazienza, perchè passeranno almeno altre tre/quattro ore prima che riportino sua madre in corsia.
- Ah, pensavo che lei fosse andato a parlarle.
- ... no signora, io non posso andare in sala operatoria ...
- E mi scusi, vorrei chiederle anche una cosa.
- Dica ...
- Io posso andare a bere un caffè intanto che operano mia madre?
- Signora, come le ho già detto passeranno alcune ore prima che possa rivedere sua madre. Ha tutto il tempo di bersi un caffè.
- No, no. Io non intendevo quello. Pensavo che, visto che la stanno operando, il caffè potrebbe farle male.
- ...
- Sì, perchè rende nervosi.
- ... mi scusi, penso di non aver capito bene quello che intende dirmi.
- Visto che stanno operando mia madre, se bevo un caffè questo potrebbe tenerla sveglia.
-  ... no, speravo di aver sbagliato, ma ho capito benissimo. Venga le offro io il caffè ...
- Oh, grazie. Ma forse è meglio decaffeinato ...

mercoledì 4 dicembre 2013

Meniscectomia mediale selettiva

Rispetto all'ultimo post in cui riportavi la tua attesa, la novità è che c'è stato un altro rinvio.
Ti avevano detto di presentarti venerdì mattina 28 novembre ore 7 al blocco A, prima divisione, 5° piano con  gamba da operare e braccio opposto depilati. E digiuno dalla mezzanotte precedente, grazie.
E così uno si organizza. Soprattutto per il lavoro, anche perché questo è un periodo che definire complicato è fargli un complimento. Riunioni da calendarizzare, lavori da preparare e persone da incontrare.
Poi il giorno prima ti chiamano dall'ospedale a mezzogiorno e ti dicono che a causa di non meglio specificati "problemi alla sala operatoria" ti spostano per la seconda volta l'intervento. Martedì 3 dicembre, ma stavolta eri certo che sarebbe stata la volta buona, perché era l'ultimo giorno utile prima che le tue analisi di prericovero diventassero troppo vecchie e inservibili.

Sveglia a orario per te impossibile (che te di solito cominci il lavoro alle 8, e non ti svegli alle 5,30) e accompagnato dalla biondina ti presenti in orario perfetto. L'ospedale ricambia la tua puntualità mandandoti sotto i ferri (che ormai è solo un modo di dire, che i ferri non esistono neanche più, soppiantati da fibre ottiche, laser, ecografi e compagnia tecnologica) come primo della mattinata e alle 7,45 stai già varcando la porta della sala anestesia.
Prima però c'è da rimarcare una notevole figura da cioccolataio: l'infermiera ti consegna due camici bianchi e ti accompagna in una saletta invitandoti a spogliarti e prepararti. Ma la tua esperienza nel campo è pari a zero e quindi? Provi la carta dell'improvvisazione e ti presenti con un camice chiuso sul davanti e con le mutande. Naturalmente era l'intuizione sbagliata: via tutto, compreso l'intimo, e i due camici uno sopra l'altro incrociati.

Questa era l'altra possibilità!

Ora si entra nel vivo e, appena preparato l'accesso venoso, arriva l'anestesista: lo sciamano che con le sue droghe ti altera lo stato di coscienza. Prima ti rincoglionisce con una siringa in vena e poi fa la sua magia alla gamba sinistra utilizzando altre droghe da iniettare nell'inguine e delle scossette elettriche che ti fanno ballare muscoli della coscia che neanche pensavi di possedere.

Poi si passa alla sala operatoria vera e propria dove insieme al chirurgo, l'anestesista e altri tre medici, ci sono anche una colonia di pinguini ad aspettarti. Forse colpa del sistema di ventilazione forzata, forse colpa del tuo stato di coscienza alterato, hai cominciato a tremare sul lettino manco fossi stato tarantolato.
Quindi insieme alla preparazione classica del paziente, che comprende misuratori vari, flebo, telo per oscurare la vista dell'operazione, serve anche una coperta termica.

La gamba non è completamente addormentata e hai una sensibilità residua che ti permette di sentire entrambe le cannette entrarti nel ginocchio e godere del loro ravanamento tra le ossa. Fortunatamente sei distratto (il termine più corretto sarebbe ipnotizzato) dallo schermo dell'endoscopio che ti permette di vedere la pinzetta che taglia senza pietà delle cose che tu potresti definire come filamenti mollicci di materia biancastra, ma che avrà senza dubbio la dignità di un nome scientifico fichissimo e magari anche in latino.
Molliccio e biancastro
L'operazione alla fine è durata relativamente poco: circa un quarto d'ora, anche perché l'unica cosa che ha detto il chirurgo mente operava è stata: la situazione è migliore rispetto a quanto immaginavo.

Dopo essere stato una decina di minuti in osservazione con i parametri vitali monitorati in una saletta adiacente la sala operatoria (che viene chiamata "sala risveglio", ma a te ha fatto più l'effetto di una sala abbiocco), vieni riportato in reparto. La biondina ti accoglie con un bel bacio e quindi tutto è a posto.

Comincia il tedio e la noia dell'attesa in camera.
Non durerà tanto, questo la sai per certo,  perchè una delle cose che ti hanno detto e ripetuto tutte le volte è che sarebbe stato un intervento in day-hospital. Il caposala che ti ha ricevuto la mattina presto ha esordito dicendo: lo sa, vero, che questa sera andate a casa? E tu lo sai si. Hai portato con te solo lo stretto necessario per sopravvivere qualche ora e tornartene a casina.
E invece passano le ore e non si vede nessuno.
Arrivati alle cinque di sera cominci a fare domande a tutti, ma nessuno sa niente di dimissioni o simili, e alla fine decidi che hai aspettato anche troppo di avere notizie dalla solerte ma omertosa infermiera filippina e chiami al telefono direttamente il chirurgo che ti ha operato. Arriva in dieci minuti e, scusandosi, ti informa che l'operazione è andata bene, ma che le informazioni che ti erano state date erano errate, e rimarrai una notte in osservazione.
Il che non sarebbe stato neanche un problema. Se uno lo avesse saputo prima.
La biondina ha dovuto andare a casa da sola, pur conoscendo poco la zona, i mezzi pubblici di sera e gli svincoli dell'autostrada con il buio. E tu hai dovuto affrontare la notte senza avere niente per lavarti (e dio solo sa quanto avevi voglia di lavarti almeno i denti), niente di adeguato per vestirti e, banalmente, niente per far passare il tempo.

Passata una notte comunque tranquilla, alla mattina vengono a medicarti la ferita, verificano che non c'è nè gonfiore nè altre complicazioni, e alle dieci ti ritrovi già in strada con il tuo bel foglio di dimissioni.
Sicuramente avevano urgente bisogno di un letto, perchè a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.
Nota di colore: per due settimane dovrai indossare il calzettone compressivo antitrombotico.
L'autoreggente sessy

Adesso ti trovi a casa bello tranquillo, con la gamba in alto e il ghiaccio sul ginocchio, di fianco a te le stampelle e per compagnia un bel po' di accidia di quella sana.
Per quanto riguarda il riposo, purtroppo non potrà essere per tanto tempo: per colpa di quella infausta congiuntura astrale che dicevi all'inizio non puoi permetterti di stare a casa dal lavoro tanto tempo. Anzi, durante la giornata che hai passato all'ospedale hai prosciugato le batterie del telefonino per colpa di alcuni problemi che esplodono sempre quando tu non ci sei.
E ti sei sentito un idiota oggi pomeriggio quando, dal tuo medico curante per farti dare i giorni di malattia, hai dovuto quasi litigare con lei per farti dare convalescenza fino all'otto di dicembre.
Lei voleva tenerti a casa fino all'otto di gennaio!