martedì 13 gennaio 2015

Pazienti (2)

Post a corollario del racconto fatto qui e fratello di quest'altra esperienza.

Com'è stata alla fine la tua ultima (e se non ricordi male prima) esperienza con il Pronto Soccorso?
Cose buone e cose cattive, come tutto nella vita, e il bilancio finale è un 7 su 10.
Tra gli aspetti positivi metti sicuramente la cordialità, disponibilità, professionalità di tutti quelli con cui hai avuto a che fare. A partire dall'infermiera del triage, al dottorino (aveva 28 anni) che ti ha visitato e ti ha mandato a casa la prima volta, alle infermiere della notte, alla cardiologa, al dottore che ti ha dimesso.
Soprattutto al triage non stavano fermi un secondo. Rispondi al telefono, compila cartelle, prendi i parametri vitali, ascolta i pazienti. Sempre dando del lei e sempre cortesi e disponibili.
Poi sei rimasto piacevolmente impressionato dalla scrupolosità di come hanno trattato il tuo caso. Era chiarissimo che il tuo problema principale erano i polmoni, e che il dolore al petto era una conseguenza dello stesso, te l'ha detto anche l'infermiera del tiage mentre ti stava facendo il primo ECG. E nel delirio del ER pieno di persone per le feste natalizie, avrebbero anche potuto fidarsi di quest'impressione e chiuderla lì quando ti hanno diagnosticato la polmonite. E invece no, ti hanno tenuto in osservazione una notte intera occupando un letto e un monitor.

Ma allora perchè quel voto non eccelso?
Non sai se è colpa di disorganizzazione, errori umani, sottorganico o chissa che altro, ma quel fatto chi ti hanno mandato a casa e poi ti hanno richiamato in ospedale è imperdonabile. Ti ha buttato addosso un bel po' di panico e ti ha fatto durare il tutto qualche ora in più. Che se magari i primi esami del sangue li facevano subito, c'era il tempo di rifarli per controllo prima di sera e non sarebbe stato necessario rimanere una notte in ospedale.

Ma torni a ripetere, non vuoi fare polemica e dire che tutti i dottori sono dei farabutti o tutti gli ospedali fanno schifo. Non fanno schifo, perchè (per la tua esperienza) il personale è ottimo e preparato. Ci sarebbe tanto margine di miglioramento. Ma tanto. Solo che la coperta è corta, e ti sono rimasti i piedi freddi.


Due esempi per far capire l'ambiente e i personaggi contro cui devono lottare medici e infermieri in pronto soccorso.

Saranno state le quattro circa di pomeriggio e tu eri in sala d'aspetto ad aspettare (ecchevolevifà?). La fila delle persone in fila davanti al banco del tiage era bella corposa. Ad un certo punto un signore che prima aveva attirato la tua attenzione perchè sembrava veramente sofferente, cade a terra tra lo stupore generale. Però non è che cade come potrebbe fare uno che perde i sensi, ma cade un po' al rallentatore. Praticamente una pessima imitazione di uno svenimento. Alcune tra le persone più vicine si avvicinano preoccupate, ma lui le allontana e comincia a dire: sto male! Dovete ricoverarmi!
Da dietro al bancone l'infermiere: Nooo .... ancora Rocco !!!
Praticamente era un'avvinazzato (più tardi ti si è avvicinato e l'odore non dava alternative) habituè dell'ospedale dove mendicava forse un tetto e un pasto caldo, o forse delle medicine per il suo stato, non sapresti. Gli infermieri sono usciti, l'hanno caricato su una barella e l'hanno lasciato in un angolo una mezz'oretta a smaltire, apostrofandolo: Rocco, la devi finire! Non vedi quanta gente che c'è, noi qui stiamo lavorando!
Quanta pazienza con certi elementi!

Altra situazione: verso le 11 di sera ti sei trovato in una saletta ad aspettare mentre si infondeva in vena una flebo di paracetamolo. La sala la condividevi (c'era solo una tenda a mo' di separé) con un signore anziano, almeno ottantenne, che era sdraiato su una barella per essere caduto in casa. Non era perfettamente lucido ma non solo per la caduta, c'erano anche problemi cognitivi e non era quasi in grado di parlare.
Arriva la neurologa e comincia a rivolgere delle domande al figlio che era accanto al paziente. Premessa: la dottoressa era molto gentile e con una voce calma e rassicurante, il figlio era scocciato e ha parlato tutto il tempo in dialetto.
Mi sa dire cosa è successo?
... eeh, è caduto in casa.
Mi può dare per cortesia qualche notizia in più? è svenuto prima di cadere, per quanto tempo ha perso i sensi, se ha avuto una crisi di tremore ...
Ma non lo so, io non c'ero. Era in casa con mia sorella e mi ha detto che era caduto. Poi mi hanno chiamato e sono venuto qui, ma io non so niente, come faccio a saperlo ...
D'accordo, ma queste informazioni sarebbero molto importanti. Può provare a telefonare alla sorella e chiedere queste cose, intanto che io visito suo padre?
Si, si, vado ... ma tanto quella non sa niente ...
Ed altri brutti atteggiamenti, come quell'esortazione al padre a stare tranquillo, che poi cade e lui non ha tempo di curarlo giorno e notte.
Quanta pazienza con certi elementi!

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