martedì 23 maggio 2017

Mettere le mani avanti


Il maniavantrismo (detto anche "... ma tanto farò schifo ...") è quella raffinata arte in cui eccellono per inclinazione genetica tutti gli atleti amatori.
Consiste sostanzialmente nella pratica di sottovalutare la propria preparazione atletica in vista di un appuntamento importante e/o sopravvalutare sistematicamente le difficoltà dell'impresa sportiva che si andrà ad affrontare.
Lo scopo (consapevole o inconsapevole) di questo atteggiamento è duplice: da una parte è una sorta di attitudine scaramantica volta ad accaparrarsi i favoritismi della dea fortuna, da una parte è un bieco tentativo di pretattica in modo da stupire poi il conoscente con risultati molto superiori a quelli pronosticati (oppure, nei casi patologici, dare indicazioni false all'avversario diretto).

Ad un primo distratto sguardo potrebbe sembrare un sano e auspicabile atteggiamento di umiltà, di precisa conoscenza dei propri limiti e di accettazione degli stessi.
Ma non fatevi ingannare, non esiste persona meno umile e più egocentrica dell'amatore medio: in genere un ultraquarantenne che ha scoperto lo sport di endurance da pochi anni dopo una vita sedentaria e, strafatto di endorfine, si sente un dio in terra.

Alcuni esempi:

Sto pensando di non presentarmi domenica mattina alla maratona. Mi sono allenato malissimo e l'ultimo lungo l'ho finito proprio sulle ginocchia. Poi questa caviglia mi ha dato parecchi problemi nelle ultime settimane e sicuro in gara sarà un problema.
... guarda, se vado è solo perchè mi dispiace perdere i soldi dell'iscrizione.
Stamperà il suo PB con dieci minuti meno della sua ultima prestazione.

Questo triathlon olimpico è solo un allenamento in vista del 70.3 che farò tra un mese. Oggi voglio solo divertirmi e provare gli automatismi senza tirarmi il collo. E' inutile e controproducente andare a tutta oggi con il rischio di farmi male. Sai che c'è, magari faccio solo nuoto e bici, poi mi ritiro dalla corsa per non esagerare.
Farà di tutto per restare con i migliori e arriverà quarto di categoria, per poi collassare dallo sforzo appena superato il traguardo.

Ma attenzione a non farvi ingannare.
Se l'amatore ama esagerare in prudenza prima della performance, stranamente dopo l'arrivo sarà colpito dalla sindrome del pescatore, quella strana legge fisica per cui il pesciolino attaccato all'esca, nei racconti al bar diventerà uno squalo.


N.B.
Questo è solo il cappello introduttivo di una cosa che stai scrivendo, ma la premessa è diventata talmente lunga e gustosa che si è meritata un post a parte.
Nei prossimi giorni farai il tuo attuale e personalissimo atto di maniavantrismo.

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